Le mense restano chiuse: esplode l’ira degli studenti all'Aquila

D’Ascanio (presidente uscente dell’Adsu) chiede scusa agli iscritti all’Ateneo e promette la riattivazione del servizio entro la metà della prossima settimana

L’AQUILA. Mense chiuse da ieri in tutti i poli universitari e alla residenza Campomizzi fino almeno a metà della prossima settimana. Un problema previsto da mesi che, secondo l’Udu (Unione degli universitari), si sarebbe potuto evitare. Intanto, centinaia di studenti, da ieri sono costretti ad «arrangiarsi» per i pasti, senza poter usufruire del servizio mensa. La questione è ancora più grave per gli studenti vincitori di borsa: una quota di questa, pari a 1500 euro, infatti, è trattenuta ogni anno dall’azienda diritto agli studi universitari (Adsu) per l’erogazione gratuita dei pasti, cosa che in questi giorni non potrà avvenire.

«La regolare ripresa dell’attività ristorativa potrà essere assicurata entro la metà della prossima settimana», ha spiegato per l’azienda il presidente uscente Francesco D’Ascanio che «a titolo personale e a nome dell’Adsu» ha chiesto «scusa a tutti gli studenti iscritti all’Università dell’Aquila e agli attori istituzionali che hanno sensibilmente partecipato alla problematica relativa alla ricerca di soluzioni atte a garantire la prosecuzione del servizio mense».

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La riapertura delle mense, infatti, è stata concordata con la nuova dirigente dell’Adsu, Giulia Marchetti, che si è insediata ieri a posto di Luca Valente, trasferito negli uffici della Regione. Il problema nasce dal fatto che la ditta Slem srl di Sorrento, che ha gestito il servizio fino a dicembre, aveva un appalto per il periodo 2011-2014. Nei mesi scorsi sarebbe stato necessario perciò indire un nuovo bando, cosa che non è stata fatta per carenza di fondi. L’espletamento della gara, infatti, era connesso alla quadratura del bilancio e per far tornare i conti è stato necessario che la Regione mettesse a disposizione dell’Adsu i soldi della legge 41, la cosiddetta legge De Matteis, che prevede lo stanziamento di 1 milione e mezzo, da distribuire per i prossimi tre anni. Lo scorso 27 dicembre, però, il consiglio d’amministrazione ha cessato le sue funzioni e l’Adsu è rimasta fino a ieri senza governance. «Con senso di assoluta responsabilità amministrativa, con il supporto dei competenti uffici aziendali», ha continuato D’Ascanio, «la nuova dirigente ha finalmente avviato la procedura del cottimo fiduciario, già indicata sia dal consiglio d’amministrazione che dal servizio regionale Diritto agli studi, per l’individuazione di una ditta specializzata nel settore che garantirà la ripresa del servizio fino all’espletamento della gara europea in corso di pubblicazione».

Ieri mattina anche i rappresentanti dell’Udu hanno ottenuto un colloquio con la Marchetti. «La chiusura delle mense mostra che l’illusione della Regione di poter gestire per mesi interi una tale criticità con un cda inetto si è schiantata contro il solido muro della realtà delle cose», hanno commentato. «Le dimissioni dei nostri rappresentanti in seno al cda dell’Adsu sono avvenute a ottobre, ben quattro mesi fa; se si fosse intervenuti fin da allora ascoltando gli studenti e non i membri nominati nel cda si sarebbe potuto evitare questo completo disastro. La politica, partendo dal Comune fino alla Regione, deve smetterla di fingere sul diritto allo studio e sui servizi agli studenti dell’Università dell’Aquila partendo dalle mense fino ad arrivare al rinnovo dell’accordo per la residenza Campomizzi». Ieri a tarda sera l’Udu ha organizzato anche un’assemblea nella residenza Campomizzi.

Michela Corridore

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