Lo sport per atleti speciali Al via i corsi di formazione

Nella scuola «Rodari» il progetto di integrazione dei diversamente abili Sono 1400 in tutta la provincia gli studenti interessati dall’iniziativa

L’AQUILA. Lo sport come mezzo di integrazione e crescita tra diversamente abili e normodotati. Si è svolta nella scuola elementare «Gianni Rodari», la prima parte del corso di formazione Special Olympics, che si concluderà oggi con una lezione pratica. A frequentare il corso circa 50 tra docenti di educazione fisica e di sostegno, studenti di Scienze Motorie e operatori del sociale provenienti da tutta la provincia. Il programma è stato presentato da Antonello Passacantando, direttore regione Abruzzo Special Olympics e coordinatore regionale dell'ufficio scolastico di educazione fisica, Silvia Merni, direttore della provincia di Roma di Special Olympics, Guido Grecchi, direttore provincia dell’Aquila, Stefano Mariantoni, tecnico dello sport e responsabile nazionale mass media e dalle due atlete diversamente speciali Federica Nardecchia dell’Aquila e Donatella Mancini di Rieti, autrice del libro «Specialmente io». Nato negli anni ’60 dalla famiglia Kennedy, Special Olympics è arrivato in Italia nel 1983 ed in particolare all’Aquila da circa due anni, con il primo team «Atleticamente Insieme» costituito lo scorso gennaio e conta attualmente 20 diversamente abili e 15 persone tra operatori e volontari. «È un altro momento storico per l’ufficio di educazione fisica. Mi ha parlato di questo progetto dopo il terremoto Guido Grecchi e credo che sia importante incominciare questo percorso dalla scuola d’infanzia», ha spiegato Antonello Passacantando. «I dati dicono che nella nostra provincia sono circa 1400 gli alunni diversamente abili certificati». Federica Nardecchia, portavoce del progetto, ha letto una lettera che sottolinea come lo sport le abbia cambiato la vita. Federica ha poi consegnato alla professoressa Silvia Merni un quadretto col rosone della basilica di Collemaggio. «Bisogna distinguere la disabilità fisica da quella intellettiva», ha detto la docente. «In questo mondo non sono contemplati soltanto gli atleti, ma anche i tecnici, le famiglie e i volontari. Non c’è un agonismo esagerato, la cosa più importante per l’atleta è essere al centro».

Alessia Lombardo

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