Locali in centro ecco le regole sulle chiusure
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L'AQUILA. Scattano alcune limitazioni di orario per i locali del centro storico. Nei giorni feriali la chiusura è fissata all'una di notte, mentre nel fine settimana, dal giovedì al sabato, è...
L'AQUILA. Scattano alcune limitazioni di orario per i locali del centro storico. Nei giorni feriali la chiusura è fissata all'una di notte, mentre nel fine settimana, dal giovedì al sabato, è concessa la proroga di un'ora, fino alle due. Le nuove regole sono contenute nell'ordinanza firmata dal sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, che rimodula gli orari in cui possono restare alzate le serrande dei pubblici esercizi. Il tutto in vista dell'estate, quando la presenza dei giovani e dei turisti si fa più marcata. Questione di ordine pubblico e di sicurezza, dice il Comune che, nell'ordinanza, concede comunque dei periodi in cui eccezionalmente pub, ristoranti, bar e negozi potranno restare aperti ad oltranza. Uno di questi sarà l'Adunata nazionale degli alpini. Tutelare la pubblica quiete, garantire la sicurezza urbana e l'ordine pubblico: queste le motivazioni alla base del provvedimento, a cui dovranno attenersi i titolari dei locali del centro per non incorrere in sanzioni fino a 500 euro. Questo il calendario delle aperture eccezionali: dal 23 dicembre al 6 gennaio l'orario di chiusura è fissato alle 2, il 31 dicembre alle 6 del mattino. Dal giovedì al martedì di Carnevale i pubblici esercizi potranno restare aperti fino alle 3, il 31 ottobre, ad Halloween, fino alle 2, mentre dal 15 agosto al termine della Perdonanza, la chiusura slitta alle 3, come pure dal 10 al 17 maggio 2015, in concomitanza con l'Adunata nazionale degli alpini che si terrà all'Aquila. «Le dimensioni ridotte degli spazi agibili in centro storico e le poche attività di somministrazione riattivate in combinazionale tra loro favoriscono la formazione di assembramenti di avventori sui vicoli, in modo da rendere difficile la gestione sotto diversi profili» si legge nell'ordinanza. A questo si aggiugono «gli schiamazzi, le urla e i suoni molesti che arrecano disturbo e incidono in maniera determinante sulle condizioni di degrado ambientale dell'area, fino a determinare minacce per l'incolumità pubblica».
Monica Pelliccione