Macerie, bocciati due siti

I tecnici ministeriali: inidonei Bagno e Bazzano. Ok per Paganica e Barisciano. Allo studio come alternativa un’area situata tra Camarda e Aragno

L’AQUILA. Via libera per i siti ex Teges in località Pontignone, a Paganica, come pure per quello di Barisciano; ma non sembrano adatte a raccogliere le macerie le aree di Bazzano e Bagno. Questo l’esito dei sopralluoghi di ieri fatti da tecnici del ministero dell’Ambiente, coordinati dal dirigente Gianfranco Mascazzini. Tuttavia spunta un sito alternativo, che appare ideale, tra Camarda e Aragno.

SITI OK. I siti sono stati esaminati non solo dai tecnici inviati dal ministro Stefania Prestigiacomo ma anche da esperti della Protezione civile, Arta, ed enti locali. Gli esiti, dunque, sono stati positivi per il sito di Pontignone dove già si sta facendo opera di deposito temporaneo e separazione delle macerie. E questo, come ha confermato l’assessore all’ambiente Alfredo Moroni, prelude a un ulteriore riadattamento e ingrandimento del sito per farlo funzionare ancor meglio. Ok anche per il sito di Barisciano che si trova all’ingresso del paese, in località Forfona, nei pressi della discarica comunale. «Si tratta di uno spazio» ha detto il sindaco Domenico Panone «di circa due ettari nel quale, ovviamente, dovranno essere fatti dei lavori di varia natura a cominciare da una coibentazione. Ma non si tratta di opere particolarmente lunghe».

SITI BOCCIATI
. I tecnici ministeriali (ma secondo quanto si è appreso, sono dello stesso parere anche gli esperti di altri enti e istituzioni presenti) non ritengono per ora adeguate le proposte di Bagno e Bazzano. Per Bagno la motivazione è semplice: l’area, vista la sua posizione, è a rischio alluvionale in caso di forti piogge, eventi che mal si conciliano con la presenza di un sito con macerie o altro. Per quanto riguarda, infine, il sito ex Teges, nei pressi del nucleo di Bazzano, la bocciatura è la conseguenza della eccessiva antropizzazione. Nel senso che nella zona adesso sono venuti uffici che prima non c’erano: il palazzo di giustizia con almeno 200 dipendenti, la Dogana, la camera di commercio e l’archivio di Stato. Una zona, dunque, trafficatissima come non lo è stata mai che non si concilia certo che la ulteriore presenza di camion che farebbero decine e decine di passaggi al giorno in quel punto. Questi mezzi si aggiungerebbero a quelli che già adesso circolano per via delle piccole e medie aziende site nelle vicinanze.

L’ALTERNATIVA. Una carta da giocare è quella di un sito, denominato Cesarano, tra Camarda e Aragno. Secondo le prime valutazioni è una zona isolata e non lontana dall’autostrada. In passato fu anche indicato dalla giunta guidata da Biagio Tempesta come una delle sette aree adatte a ospitare una discarica. Non se ne fece nulla anche per le opposizioni di alcuni frazionisti. In questo caso, però, l’impatto ambientale oltre a essere temporaneo sarebbe inferiore rispetto ai rifiuti tuttavia va anche detto che si tratta solo di una ipotesi che è piaciuta a molti ma anche che per adesso resta tale. Comunque domani ci dovrebbe essere una riunione a Roma a livello ministeriale proprio sui sopralluoghi che ci sono stati ieri. Dovrebbe essere un summit a livello ministeriale e strettamente tecnico. Al momento non sembra siano stati invitati esponenti di enti locali.

SMALTIMENTO. Uno dei temi connessi con la individuazione dei siti è la necessità di avviare un’azione urgente sul trattamento dei rifiuti pericolosi presenti tra i detriti delle macerie del terremoto. Lo auspica il commissario europeo all’ambiente Janez Potocnik, secondo quanto ha indicato il suo portavoce, alla luce del colloquio tra il commissario e il ministro all’ambiente Stefania Prestigiacomo, in cui è stato affrontato anche il tema dello sgombero delle macerie del terremoto all’Aquila. Al riguardo, ha precisato il portavoce che «Potocnik ritiene particolarmente rilevante la questione legata a un buono e sicuro trattamento dei rifiuti pericolosi come l’amianto. E il commissario ha sottolineato che deve essere avviata un’azione urgente». Il responsabile europeo ha anche suggerito che, «se necessario, il suo servizio tecnico potrebbe pianificare una riunione con le autorità italiane a Bruxelles per discutere la questione in dettaglio, e individuare il miglior approccio possibile». Comunque per parlare di questo problema ci sarà all’Aquila giovedì prossimo anche Edo Ronchi, ex ministro dell’ambiente sotto il governo Prodi, docente e grande esperto di tali tematiche sotto il profilo legislativo.

CARRIOLE. Il popolo delle carriole non scherza e la promessa, fatta domenica promeriggio, di rimuovere le macerie da piazza Palazzo entro il 6 aprile deve essere mantenuta. «Domani, alle 18,» dice Giusi Pitari, pro rettore dell’Ateneo e una delle voci più ascoltate del popolo delle carriole, «ci sarà un incontro a piazza Duomo nel quale cercheremo di organizzare una strategia per rispettare l’impegno. Nostra intenzione è trovare qualcuno che possa fornirci una piccola ruspa o un bobcat da utilizzare domenica prossima in modo da procedere più speditamente». Domenica scorsa il popolo delle carriole ha raccolto con buona approssimazione circa una tonnellata di indifferenziato da smaltire. Ma c’è stata anche una notevole quantità di pietrame di valore artistico che è stata recuperata e consegnata a degli architetti. «Bisogna stare molto attenti» ha detto la Pitari, «visto che di roba di valore ne abbiamo vista tanta. Ora non vorremmo che con l’arrivo di Esercito o vigili del fuoco certe cose preziose vadano perdute».

STOP AL BLOCCO. La Pitari, infine, facendosi portavoce delle migliaia di persone che ogni domenica popolano il centro storico, si augura che, per la prossima manifestazione non si debba procedere ancora una volta, a forzare il blocco della polizia ai quattro cantoni. «Sarebbe auspicabile» afferma «che non si debba più ricorrere a certe metodiche. La polizia poi ci fa passare ma così non va bene che perchè si mettono in cattiva luce la nostra pacifica iniziativa e tutta la città. Non credo che sia tanto difficile individuare un sistema lecito per farci entrare in piazza Palazzo: è la nostra città!».

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