Mensa di Celestino: 150 pasti al giorno per chi è in difficoltà 

A causa dell’emergenza Covid i locali sono chiusi agli esterni e i cibi vengono smistati per l’asporto In tanti si rivolgono anche alla Caritas diocesana per richiedere un pacco con prodotti alimentari 

L’AQUILA. Le parole del Vangelo della domenica d’Avvento superano le colonne della chiesa di San Bernardino in piazza d’Armi. «Maestro, che cosa dobbiamo fare?», chiedono le folle a Giovanni il Battista, nel testo dell’evangelista Luca. Deciso, Giovanni risponde loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Rituali, colori e canzoni della funzione religiosa a ricordare che manca poco a Natale e che Natale è condivisione. Lo sanno bene, poche decine di metri più avanti, i volontari della cucina della mensa di Celestino i cui fornelli sono sempre caldi a ridosso delle ore dei pasti. Sono 150, circa, quelli erogati quotidianamente in media.
LA FOTOGRAFIA DEL MOMENTO Gran parte di questi vengono smistati d’asporto, durante il giorno a partire dalle 12.15 fino alle 13.30. La mensa è chiusa per chi viene da fuori dall’inizio dell’emergenza Covid. «Questo ha cambiato il nostro modo di lavorare», spiega Anna Paola Vespa. «Siamo costretti a usare contenitori per cibo d’asporto e questo alla lunga comporta un aggravio di costo. Certo, la situazione è ben diversa dallo scorso anno dove le restrizioni spingevano i nostri volontari a uscire frequentemente per le consegne domiciliari. Ora quasi tutti gli utenti che fanno riferimento alla nostra realtà sono vaccinati con almeno due dosi e la situazione è ben più gestibile, anche se non possiamo permetterci di abbassare la guardia». Non tutti arrivano in macchina. La fermata dell’autobus è poco distante. Qualcuno viene a piedi, altri in bicicletta anche quando le strade sono ghiacciate: due mountain bike Rockrider sono appoggiate sulla rastrelliera. I tavoli all’interno sono riservati ai nuclei familiari residenti, tre o quattro a seconda del periodo. «La situazione è in continua evoluzione», valuta Vespa. «Famiglie straniere vanno e vengono a seconda delle disposizioni legate alla gestione territoriale dei migranti e dei rifugiati». Questo Natale non sono previste iniziative particolari.
LA LOGISTICA
Sono lontani, purtroppo, i tempi delle “cene di beneficenza” di Natale, aperte alla città con spettacoli e intrattenimento per raccogliere fondi a sostegno delle attività della mensa. Certo è che il periodo natalizio spinge molte più persone a donare in favore delle associazioni rivolte ai poveri. Si pensi solo ai punti di raccolta viveri, posti all’uscita dei supermercati principali, o all’interno di alcune chiese. Si tratta di una risorsa importante anche a servizio della Caritas diocesana. Il parcheggio davanti alla sede a Coppito è quasi pieno. In coda ci sono tre o quattro persone a prendere i pacchi alimentari. Nei mesi di piena emergenza Coronavirus si era arrivati anche a 100 pacchi a settimana. «Le difficoltà permangono per molte persone», sottolinea don Dante, «anche se quello che stiamo vivendo rappresenta un momento di transizione».
LA RETE
Un momento particolare che ha spinto il Comune dell’Aquila a istituire un elenco cittadino volto a costituire una rete di enti del terzo settore (Ets) operanti sul territorio. Un bando aperto a società cooperative sociali, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, imprese sociali, fondazioni e altri enti riconosciuti non aventi fini di lucro per sostenere attività progettuali, interventi e azioni solidali per intercettare la condizione di emarginazione sociale dei soggetti svantaggiati e a forte rischio di esclusione sociale.
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