Mercato piazza d’Armi «Un bus contro la crisi»

Gli ambulanti: «Serve un pulmino che vada a prendere i clienti nei quartieri» Capretti (Ascom): «Puntare su nuovi servizi contro una crisi mai vista»

L’AQUILA. Gli ambulanti dello storico mercato aquilano sono scesi da 80 nel 2012 a 48 nel 2016. I coltivatori diretti dell’Aquilano da 25 sono rimasti in quattro. Gli ambulanti dell’ortofrutta? Da 12 a quattro. Una realtà con oltre 700 anni di storia, uno dei pochissimi mercati giornalieri che in Italia propone tutte le tipologie di merce. Quel calpestio continuo e lo spintonarsi che poteva dare fastidio tra le bancarelle del mercato di piazza Duomo è un ricordo: almeno 15mila persone vi si riversavano tra le 7 del mattino e le 15 del pomeriggio. Lo racconta Onofri, che vende scarpe al mercato: «Oggi sono poche centinaia le persone che vengono a fare acquisti da noi, la tipologia di clienti è cambiata. Prima c’erano gli uffici, i negozi, le case, le scuole e le varie amministrazioni. Oggi tutto questo è sparito». Quegli ambulanti, che si sono rimboccati le maniche dopo due anni di esodo post-sisma in altri mercati o nelle più disparate vie della città, ottenendo alla fine il desiderato spazio di piazza d’Armi, oggi lanciano un grido d’allarme: «Da soli non ce la facciamo». I guadagni sono bassissimi, la gente non va al mercato, con il maltempo sono più i giorni in cui non si lavora, specie d’inverno. Non è un piangersi addosso, tengono a rimarcare gli ambulanti: è una constatazione da cui «si deve ripartire con una serie di proposte da attuare però subito, per non morire e anzi rilanciare». «Occorre una precisa strategia di marketing per attrarre le persone al mercato di piazza d’Armi», spiega Alberto Capretti, presidente di Fiva Confcommercio, «e soprattutto serve un “mercabus”, un pulmino che vada a prendere le persone che non hanno un mezzo proprio, o gli anziani, o i disabili, e li porti qui. Ce lo chiedono i clienti stessi». Il “mercabus” è necessario anche per collegare il Progetto Case e i villaggi Map a quella che è diventata una delle zone centrali della città. «Abbiamo già sperimentato il “mercabus” nel 2013», ricorda Capretti, «ma all’epoca la viabilità non era pronta. Ora viale Corrado IV è terminata, ci sono un’entrata e un’uscita per il mercato. C’è lo spazio necessario per i “mercabus”». Manca l’assenso dell’amministrazione comunale. «Noi facciamo del nostro meglio anche andando contro corrente con sconti tutto l’anno», aggiunge Capretti, «ma la crisi post-sisma, che si aggiunge a quella generale, è grande per poterla affrontare da soli. Non ci sono più i turisti, per esempio, essendo il centro interamente in ricostruzione». E così, non resta che delocalizzare, o gettare la spugna. Oppure rilanciare con qualche servizio in più.

Marianna Gianforte

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