Metropolitana mai nata: il Tar boccia Iannini

I giudici amministrativi respingono il ricorso del consorzio Cgrt contro il Comune L’amministrazione non deve pagare i risarcimenti per i mancati guadagni

L’AQUILA. L’annullamento delle delibere con le quali l’allora giunta Tempesta approvò la concessione di costruzione e gestione della metropolitana di superficie in favore della Cgrt è pienamente legittimo. È quanto stabilito dai giudici del Tar che hanno, quindi, respinto «in assenza del necessario requisito dell’ingiustizia del danno, la richiesta risarcitoria, con la quale la Cgrt aveva chiesto il ristoro del danno emergente e dei mancati guadagni che le sarebbero derivati dalla gestione dell’opera. Una batosta per la Cgrt, capitanata dall’imprenditore Eliseo Iannini, che nel marzo del 2009 presentò il ricorso al Tar contro il Comune che appena due mesi prima aveva disposto l’annullamento di quelle due delibere del 2002, demandando al dirigente del settore opere pubbliche l’adozione degli atti conseguenti. Un annullamento deciso dall’amministrazione guidata dal sindaco Massimo Cialente, sulla scorta della sentenza della Corte di giustizia (13 novembre 2008) che aveva ritenuto contraria al diritto comunitario la procedura adottata dal Comune dell’Aquila circa l’affidamento in project financing di lavori «che andavano invece appaltati, non essendo ravvisabile l’accollo del rischio di impresa e la remunerazione del costo dell’intervento tramite la gestione del servizio». La Cgrt aveva chiesto un risarcimento di oltre 20 milioni a ristoro delle spese sostenute e dei mancati guadagni derivanti dalla gestione trentennale dell’opera (il canone era fissato in 1 milione 470mila euro all’anno). Tutto respinto dal Tar che si è tirato fuori dalle questioni relative alle riserve, ovvero alle differenze tra il contributo percepito e le spese eccedenti, «le quali restano devolute alla giurisdizione del giudice ordinario, innanzi al quale pende un giudizio nella fase di appello, con attuale tentativo di conciliazione». Bocciata anche la richiesta, in via subordinata, di un indennizzo «poiché si tratta di un annullamento d’ufficio e non di una revoca». Dunque, il Comune, difeso all’avvocato Domenico de Nardis, incassa una vittoria che potrebbe mettere la parola fine a questa travagliata vicenda e alla transazione avviata già da tempo, sulla scorta di alcune perizie che l’ente aveva affidato a consulenti esterni, arrivando a offrire alla Cgrt 6 milioni e mezzo a fronte degli 8 richiesti. «Per una trattativa», spiega de Nardis, «è necessaria la prova da parte dell’impresa dell’effettiva anticipazione di quel 40% (8 milioni circa) previsto dal project financing».

All’appello di certo manca il pagamento della fornitura dei treni. E in ballo ci sono altre questioni che ora il Comune potrà verificare senza l’assillo di dover affrontare una catastrofe economica. (m.m.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA