Il pm Rossini incalza: se i rilievi non fossero stati gravi non avremmo inviato gli avvisi per quella tragedia

Morti di via D’Annunzio, parla la difesa

L’avvocato Lopardi: invocate leggi antisismiche successive alla costruzione

L’AQUILA. «La prima legge riguardante le violazioni antisismiche risale al 1962, come è possibile che venga invocata per una costruzione realizzata prima?». Se lo chiede ce l’avvocato Riccardo Lopardi, difensore di una degli indagati per il crollo del palazzo di via D’Annunzio, nel quale sono morte 13 persone. Un edificio situato in centro storico che fu realizzato, per l’appunto, nel 1961.

«Comunque» aggiunge l’avvocato Lopardi «per ora siamo in possesso soltanto dell’informazione di garanzia e dobbiamo accedere agli atti prima di avere una visione completa della situazione. Resta comunque la constatazione che finora si conosce solo la perizia dell’accusa. Poi, probabilmente, ne verrà disposta un’altra dal gip per chiarire il quadro». Comunque gli interogatori non solo lontani. La Procura intende interrogare due dei tre indagati per il crollo. Il 25 marzo alle 12, sono stati convocati Fabrizio Cimino e Fernando Melaragno, assistiti, per l’appunto, dall’avvocato Riccardo Lopardi e dalla collega Giuliana Martinelli. Il terzo indagato, Filippo Impicciatore, non è stato ancora convocato perchè vive in Venezuela.

«Se i rilievi non fossero stati gravi, non sarebbe stato necessario inviare gli avvisi di garanzia». Lo ha detto il Pm Alfredo Rossini, commentando l’emissione di tre avvisi di garanzia sul crollo del condominio privato di via D’Annunzio. Le perizie di parte avrebbero rivelato errori gravi, tra cui l’utilizzo di materiali scadenti da parte dei costruttori dell’epoca, di cui uno deceduto, che compare quindi solo per eventuali risarcimenti danno da sostenere dagli eredi, e l’altro, Filippo Impicciatore, 77enne che vive in Venezuela. Nei confronti degli altri due indagati, Fabrizio Cimino, progettista e direttore dei lavori delle ristrutturazione del 2002, è stato sottolineato tra le altre cose il mancato controllo degli interventi insufficienti nei sei pilastri portanti, eseguiti dall’artigiano Fernando Melaragno, altro indagato, e la mancata valutazione dell’adeguatezza statica e sismica. Il Pm ha sottolineato che ogni crollo ha una storia a sé e non è possibile evidenziare elementi negativi in comune.

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