Moschea a San Benedetto, mancano le autorizzazioni

Il presidente marsicano della comunità islamica accusa: "Abbiamo trovato l’immobile adatto, ma il Comune non approva"

SAN BENEDETTO DEI MARSI. Niente autorizzazione per la moschea di San Benedetto. Manca infatti l'ok del Comune per il cambiamento di destinazione d'uso di una struttura idonea in periferia.

Preoccupazione da parte del presidente della numerosa comunità islamica. «Ho parlato con il sindaco di San Benedetto Quirino D’Orazio e l'ho incontrato in Comune per tentare di risolvere il problema», ha affermato, «ma non c'è stato nulla da fare»

La questione tiene sulle spine tantissimi stranieri di religione islamica della zona che attualmente non hanno un luogo dove pregare in comunità. Non è solo un luogo di culto, ma anche una realtà di aggregazione, di scambio e di condivisione umana. La moschea per gli islamici è un punto di riferimento.

Oltre alle altre quattro dislocate nella Marsica, ne manca però una nella zona di San Benedetto. Ora però i problemi riguardano un'autorizzazione mancata.

A denunciare l'accaduto è Samiri El Haj, presidente della comunità islamica di tutta la Marsica, marocchino con cittadinanza italiana, residente in Italia da 25 anni. Solo San Benedetto, paese interessato nelle scorse settimane da un'inchiesta per delle aggressioni tra italiani e stranieri, conta 240 persone e gli islamici, in tutto il territorio, sono oltre 5.000.

El Haj chiede la possibilità di aprire una nuova moschea nella Marsica, a San Benedetto. Ce ne sono altre già ad Avezzano, Trasacco, Lecce nei Marsi e Luco dei Marsi. «Abbiamo già costituito anche a San Benedetto un'associazione per avviare il centro culturale e per realizzare quindi la moschea, dove tutti avrebbero la possibilità di pregare», spiega, «abbiamo anche individuato un locale adatto vicino al nucleo artigianale del paese».

Il proprietario dell'immobile ha presentato la richiesta per il cambio d'uso, ma non è stata approvata. Il presidente si chiede come mai questa preclusione da parte dell'amministrazione comunale. Lamenta inoltre un presunto "accanimento" da parte del primo cittadino.

«Addirittura», afferma, «ho avuto il diniego di esporre la frutta fuori dal mio negozio quando ovunque ci sono fruttivendoli che negli orari di apertura mostrano la frutta davanti all'attività commerciale».

Pietro Guida

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