«Nei nuovi quartieri mancano le chiese»

Appello al vescovo dei residenti del villaggio sorto accanto al nucleo industriale di Sassa.

L’AQUILA. Le ditte sono ancora al lavoro per completare le palazzine del progetto Case. Ma lì, in quel cantiere in questi giorni pieno di fango, già da alcune settimane sono andati a vivere centinaia di sfollati che chiedono attenzione e servizi. Una zona, quella accanto al nucleo industriale di Sassa, trasformata in un quartiere del progetto Case. Ma per molti muoversi da lì non è facile e c’è chi lamenta l’impossibilità di poter frequentare una chiesa.

«Abbiamo atteso a lungo l’assegnazione della casa» dice un’anziana che fino al sei aprile viveva all’Aquila. «Dopo mesi in tenda, tornare ad avere un tetto sulla testa è stata una cosa davvero bella, quasi commovente. Ma qui, in questa zona tra Sassa e Preturo, non abbiamo ancora un autobus. E chi non guida non ha neppure la possibilità di andare in chiesa la domenica. Forse per qualcuno le priorità sono altre, ma per me e per tante altre persone si tratta di una cosa importante. Per questo lanciamo un appello al vescovo affinché trovi il modo per risolvere questa situazione, magari chiedendo alla Protezione civile l’installazione di tensostrutture da poter utilizzare come chiese provvisorie».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Marina Ruggeri - arrivata lì da alcune settimane - per la quale, però, il problema potrebbe risolversi riorganizzando il servizio di trasporto pubblico. «Con l’attivazione di una linea urbana» dice «sarà possibile muoversi con l’autobus sia per andare al lavoro che per raggiungere le poche chiese al momento aperte».
A denunciare la carenza di spazi di aggregazione (chiese e sale per la comunità) era stato giorni fa anche don Dionisio Humberto Rodriguez, direttore della Caritas dell’Aquila. «Incontrando i parroci» aveva affermato «ci stiamo rendendo conto della necessità di provvedere non solo alle esigenze materiali ma anche all’animazione pastorale di queste nuove realtà. Ci sono parroci che si trovano a dover affrontare un aumento dei fedeli senza avere spazi per gli incontri o per celebrare la messa».

Secondo quando previsto dai progetti della Protezione civile, una parte consistente della superficie di ogni villaggio dovrebbe essere destinata a servizi: uffici, bar, negozi, nonché chiese e centri di aggregazione. Ma con le palazzine da ultimare (migliaia gli sfollati ancora fuori città), i luoghi di aggregazione restano un miraggio. Tanto più che gli spazi da destinare a servizi sono ancora in gran parte occupati, come depositi di materiale, dalle imprese di costruzione.
Intanto in alcuni paesi, come Bagno e San Giacomo, la Caritas sta realizzando dei centri per la comunità, ma le richieste sono tantissime.

In alcuni casi si sta pensando di allestire delle tende, mentre - sempre secondo la Caritas - non sembra possibile avere per Natale le sette chiese prefabbricate che dovevano sorgere nel comune dell’Aquila. A Coppito, invece, sarà inaugurata sabato la struttura realizzata da associazioni ed enti del Trentino, mentre a Fagnano Alto la messa di Natale sarà celebrata sotto una tenda.