Nicoli: «Il modello Parma per la futura Avezzano» 

Comunali, l’avvocato ed ex direttore artistico del teatro dà una stoccata ai politici: «Stop a chi persegue potere, servono liste civiche e un personaggio autorevole»

AVEZZANO. Futura amministrazione di Avezzano sul «modello Parma», la città emiliana governata da Federico Pizzarotti, l’informatico che, dopo il trionfo grillino nel 2012, ha centrato il bis alla guida della lista civica “Effetto Parma”. Stop all’ingerenza dei partiti in città, dunque, dove le diatribe politiche hanno portato al commissariamento.
Per Giampiero Nicoli, già direttore artistico dell’ufficio Teatro dei Marsi (10 anni), coordinatore dell’avvocatura comunale per 16, la strada maestra per il futuro passa attraverso un passo indietro dei partiti e uno in avanti della società civile declinata in un progetto nel «segno della città emiliana, capitale della Cultura per il 2020, retta da un sindaco che», afferma Nicoli, «smesso da molti anni un marchio politico, peraltro estraneo a ogni ideologia, avendo governato bene è al secondo mandato, non per il sostegno della politica, ma del civismo».
Per l’ex direttore artistico della culla della cultura cittadina, quindi, alle Comunali la politica dovrebbe fare un passo indietro. «La città», ricorda, «ha subìto le conseguenze di un’amministrazione travagliata che ha portato al commissario straordinario». In vista delle Comunali di primavera, i partiti hanno avviato le manovre per la conquista della leadership che, sul fronte del centrodestra, potrebbe arrivare dall’alto. «Le iniziative per l’individuazione del nuovo sindaco», evidenzia Nicoli, «quale che sia l’orientamento dei promotori, sono accomunate dalla natura della fonte politica. Non si vedono all’orizzonte iniziative di natura civica. Questo è un serio limite, poiché in un’impostazione di natura politica si procede dal vertice (i partiti) alla base (i cittadini); in una civica, invece, si procede dalla base (la collettività), al vertice (la persona proposta come sindaco)». Per Nicoli la politica va bene per governo dello Stato e Regioni, mentre per le Comunali è preferibile il civismo. «Presenta sicuri vantaggi nel governo di quelle piccole città di provincia», afferma, «in cui la conduzione politica sia stata d’intralcio, com’è appunto la nostra. Gli eletti per amministrare le città, date le funzioni del tutto diverse, organizzare nel miglior modo la vita della comunità, necessitano solo di intelligenti visioni di lungo respiro, competenze, dialogo, trasparenza, partecipazione. Il contrario di quanto accaduto negli ultimi tempi; cosicché è legittimo diffidare di un’impostazione delle elezioni lasciata a quei politici che hanno mostrato di perseguire il potere tout court. Per questo occorre che dalla base della città nascano spontaneamente una o più liste civiche e che salti fuori un personaggio autorevole e di qualità, che non sia stato parte attiva della politica locale e sia disponibile a pensare il potere come servizio». (m.s.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.