Nuovo Piano regolatore partita chiusa in due anni

5 Maggio 2014

Iacovone: l’idea portante è quella di evitare ulteriori consumi di territorio poiché l’esigenza abitativa risulta sovradimensionata rispetto alla popolazione

L’AQUILA. Il nuovo Piano regolatore recepirà le indicazioni dell’Unione Europea sul fronte del «consumo zero» di territorio. Vale a dire: azzerare l’utilizzo di suolo per le trasformazioni edilizie. È una delle novità anticipate dall’architetto Daniele Iacovone, che guida l’ufficio incaricato di redigere il nuovo Prg del Comune dell’Aquila, atteso da anni. «Città sicura in un territorio sicuro», lo slogan per riassumere la sua filosofia di lavoro.

TEMPI. L’ufficio comunale del nuovo piano regolatore generale è già operativo, la struttura è praticamente composta e il sistema tecnico-informatico è in piedi. L’assessore alla pianificazione territoriale Pietro Di Stefano ha dettato i tempi: a ottobre va presentato il documento preliminare, da sottoporre all’attenzione di Comune e Provincia. Poi si lavorerà sodo, per arrivare in due anni alla stesura dello strumento definitivo e chiudere la partita entro la scadenza amministrativa della giunta Cialente. «Le condizioni ci sono», sottolinea Iacovone, «anche se sarà un percorso impegnativo».

CONSUMO ZERO. Entro il 2050 l’Europa punta all’azzeramento del consumo di suolo per le trasformazioni edilizie: «Un’indicazione che si sta traducendo con apposite leggi a livello nazionale», spiega Iacovone, «e anche il Comune dell’Aquila si muoverà in questa direzione, prevista nel mandato di Cialente. Nella nostra città l’esigenza abitativa era sovradimensionata rispetto alla popolazione già prima del terremoto: in prospettiva si penserà a un dimensionamento aggiuntivo che non superi il 10-15% degli attuali abitanti».

RICOSTRUZIONE. «La pianificazione interesserà la maggior parte del territorio», aggiunge il responsabile del Prg, «e non potrà prescindere dal processo di ricostruzione. L’idea portante è di una città sicura in un territorio sicuro. L’obiettivo è garantire la sicurezza degli edifici, come sta avvenendo con le ristrutturazioni, ma inserirla anche in territorio sicuro dove, oltre agli aspetti propriamente urbanistici, si tenga conto delle variazioni climatiche, della presenza di aree protette, di tutela ecologica e fonti energetiche alternative».

NEW TOWN. Gli agglomerati del Progetto Case sorti dopo il sisma vanno «legati» alle località dove sono stati costruiti e dotati di servizi, senza l’aumento di cubatura, ma rendendoli vitali e finalizzati a un futuro utilizzo. Stesso discorso per le zone demaniali dove insistono Map e Musp. «Non sarà semplice», sottolinea Iacovone, «ma si dovrà ragionare per queste aree in maniera organica. Per quanto riguarda invece la casette provvisorie della delibera 58, l’emergenza e le diverse esigenze dei cittadini hanno fatto sfuggire di mano la situazione. È un altro problema che il nuovo Prg dovrà affrontare, ma non si intravedono soluzioni immediate, dato che casistiche e localizzazioni sono innumerevoli».

CONDIVISIONE. L’urbanistica moderna fonda le sue ragioni nell’innovazione della gestione: «La variante sulle aree bianche è già un esempio del cosiddetto equo-comportamento», afferma Iacovone, «che prevede anche nella pianificazione il coinvolgimento dei privati, senza procedere a colpi di espropri come nel passato. E visto che il Comune non dispone di molte risorse, le iniziative private condivise diventano quel valore aggiunto che le amministrazioni non riescono a garantire».

Romana Scopano

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