Palazzine crollate, cominciano le ispezioni

Consulenti in via Poggio Santa Maria per i rilievi fra le macerie.

L’AQUILA. I consulenti incaricati dalla Procura dell’Aquila hanno eseguito i primi sopralluoghi nei condomini privati del centro (in zona rossa e nell’ex zona rossa) dove si sono verificati i crolli del 6 aprile e c’è stato il maggior numero di vittime. Ieri le prime ispezioni hanno riguardato la palazzina in via Poggio Santa Maria, vicino a via XX settembre. Contestualmente, i consulenti stanno ancora operando in altre strutture crollate, tra cui quella in via campo di Fossa al civico 6, dove hanno trovato la morte 27 persone.

Sarebbero in via di ultimazione, invece, i sopralluoghi in via XX Settembre numero 123 e in via Gabriele D’Annunzio. Proprio il crollo in via D’Annunzio potrebbe essere il prossimo filone di inchiesta. I consulenti della Procura dell’Aquila sono accompagnati dai vigili del fuoco e dagli uomini dell’interforze della polizia giudiziaria. Nei siti dove si effettuano rilievi ci sono anche legali e tecnici di parte civile. Finora sono tre i filoni di inchiesta chiusi. Riguardano la Casa dello studente, dove sono morti otto giovani, il Convitto nazionale (tre morti) e la facoltà di Ingegneria dell’Università (nessuna vittima). Complessivamente sono ventisei gli indagati: quindici per la Casa dello studente, due per il Convitto nazionale e nove per la sede della facoltà di Ingegneria.

I reati contestati sono omicidio colposo, disastro colposo e lesioni per i primi due casi, disastro colposo per il terzo. Per la Casa dello studente, la perizia disposta dalla Procura ha accertato che il crollo è avvenuto anche per la mancanza di un pilastro. Giovedì scorso il procuratore capo Alfredo Rossini ha affermato che «entro i primi tre mesi dell’anno definiremo altri tre filoni d’inchiesta sui crolli che hanno causato più morti: il palazzo in via D’Annunzio e due condomini in via XX Settembre. Stiamo rispettando il nostro cronoprogramma, scandito da ritmi veloci». Sono circa 200 i siti sotto la lente d’ingrandimento della Procura.

ESPOSTO A PRETURO. Prima dichiarate D o E, poi direttamente A, ossia perfettamente agibili. Sono le case Ater in via Verzieri a Preturo, sulle quali ci sono pareri tecnici contrastanti. Per i tecnici della Protezione civile quelle case hanno retto al sisma e pertanto risulterebbero abitabili. Ma c’è un’altra perizia del laboratorio Abruzzo Test di Sulmona secondo la quale la resistenza dei pilastri dei fabbricati non risulterebbe nei parametri e gli edifici potrebbero collassare per la non sufficiente presenza di calcestruzzo. Su questa vicenda ora c’è un esposto in Procura presentato da uno dei condomini, Sandro Di Prospero, che chiede di accertare la verità.

Il sindaco Massimo Cialente alla luce della perizia di Abruzzo Test e su richiesta dell’Ater fece subito sgomberare i residenti, ma di lì a poco la Protezione civile fece pervenire una nota al primo cittadino che faceva seguito ad una relazione sulle case prodotta dalla Funzione tecnica di valutazione e censimento danni. Bertolaso chiedeva al sindaco «la revoca immediata del provvedimento di sgombero ritenendo quelle case sicure». Ordinanza non ritirata. Con la denuncia si chidono «certezze e una unanimità di vedute sulla stabilità dei fabbricati di Preturo costruiti tra il 1985 il 1989».

DENUNCIA STUDENTI. Le famiglie di quattro studenti universitari chietini, iscritti alla facoltà di Ingegneria dell’Aquila, si sono rivolte all’unione consumatori Consab per un esposto alla procura della Repubblica dopo che la proprietaria della casa da loro abitata fino allo scorso 6 aprile nel capoluogo di regione si rifiuta di restituire il deposito cauzionale versato, circa duemila euro. Attraverso il comando provinciale della guardia di Finanza di Chieti, l’associazione chiede «un’audizione utile a raccogliere tutti gli elementi necessari». «Siamo solo al primo caso», dice Lorenzo Cesarone, presidente della Consab, «ma ci attendiamo a breve nuove denunce».

Gli universitari hanno deciso di rivolgersi al Consab dopo che la padrona di casa, che non risiede all’Aquila, ha chiesto il pagamento delle frazioni di consumo delle utenze domestiche fino al 6 aprile. Alla richiesta però di avere indietro il deposito cauzionale versato al momento della stipula del contratto di locazione, dopo avere ricevuto una prima raccomandata, si nega e rifiuta la corrispondenza.