Papà Francesco racconta il suo Pietro

Il padre dell'attore morto dopo essere precipitato colo paracadute: «Un ragazzo semplice, generoso e altruista: il successo televisivo non lo ha cambiato». Il dolore degli amici e della sua Trasacco: «È sempre stato al nostro fianco»

TRASACCO. Tanta gente non si vedeva dai tempi della rivolta contro l'allontanamento dei frati cappuccini. La chiesa della Madonna del Perpetuo Soccorso, dove alle 18 è stata celebrata una messa in suffragio di Pietro Taricone, era stracolma. L'intera cittadina ha voluto testimonare il proprio affetto a «'o guerriero» marsicano. Un ragazzo che non aveva dimenticato le proprie radici e stringersi intorno ai suoi familiari.

La protesta contro la chiusura del convento, con il presidio della chiesa da parte dei manifestanti 24 ore su 24, ebbe una risonanza nazionale. Grazie anche a Pietro Taricone, che durante una trasmissione televisiva, invitò le Iene ad andare a Trasacco per riportare la pace tra i fedeli. Pace che qualche tempo dopo, grazie anche al nuovo vescovo, Santoro, c'è stata. E la chiesa, chiusa per oltre sette mesi, nel 2004 fu riaperta. Quell'invito provocatorio di Pietro alle Iene è stato ricordato da fra' Michelle durante l'omelia.

Dopo la messa, lo zio, Vittorio Ciofani, dal pulpito, ha tratteggiato brevemente la figura del nipote. «Pietro», ha detto, «era una persona semplice, tenera, concreta, che evitava le scorciatoie e detestava i compromessi. I valori che la famiglia gli aveva trasmesso sono stati i punti fermi della sua vita». A nome dei familiari, Vittorio Ciofani ha ringraziato l'intera Trasacco per «l'affetto e la vicinanza».

Subito dopo ha preso la parola il sindaco Gino Fosca. «Siamo noi che dobbiamo ringraziare la famiglia Taricone», ha detto, «grazie a Pietro, Trasacco è stata conosciuta in tutto il mondo. Per questo gli dobbiamo eterna gratitudine».

E ha preannunciato una importante iniziativa del Comune perché il nome di Pietro non si perda.

La salma di Pietro è stata tumulata, in mattinata, nella cappella di famiglia. Sul piccolo altare è stata posta una bellissima foto, che lo ritrae in un momento felice della sua vita. È sovrastata da un'altra grande foto: quella del nonno paterno, che portava il suo stesso nome. La rassomiglianza è fortissima. I tratti del volto del nonno sono quelli di un uomo forte, che sembra proteggere il nipote. Per tutta la giornata la cappella è stata meta continua di persone. Ad accoglierle, il padre di Pietro, Francesco, circondato dall'affetto degli amici e degli ex compagni di lavoro. Un uomo di grande dignità, che la vita ha messo a dura prova.

«È contro natura che un genitore debba piangere la morte del proprio figlio», ha detto, con lo sguardo perso nel vuoto, Francesco Taricone. Il suo pensiero corre al suo ultimo compleanno, che cade la metà di giugno. «Per festeggiarlo», ricorda, «Pietro, insieme al fratello Maurizio, è venuto a trovarmi a Caserta. Abbiamo passato insieme una giornata fantastica. Pietro, come al solito, ha fatto il mattatore, rendendo felici la figlioletta e i nipotini».

Gli piace ricordare anche quella volta che, preoccupato, è andato a cercarlo nel Parco, dove aveva passato la notte, e di averlo trovato appollaiato su di un albero, armato di arco e di freccia.

«Pietro, che aveva allora 14 anni, era andato in campeggio, con alcuni amici, ai Prati di Sant'Elia, sopra Collelongo. Durante la notte furono svegliati da rumori. Temendo che si trattasse di orsi, si sono precipitati fuori dalla tenda e sono saliti su un albero. Pietro, prevedendo qualche incontro notturno non desiderato, si era portato anche un arco e delle frecce. Così, a ogni minima ombra, Pietro tendeva l'arco pronto a fare scoccare una freccia. All'alba, quando li ho rintracciati, erano ancora lì».

Francesco Taricone parla del figlio come di un ragazzo «generoso, altruista, con un grande senso dell'amicizia».

«Andava bene anche a scuola», rivela, «dopo la maturità scientifica, si era iscritto alla facoltà di Legge, riportando voti altissimi. Dopo il Grande Fratello, però, ha interrotto gli studi, ma il successo televisivo non lo ha cambiato. Pietro ha continuato a rimanere se stesso». E ricorda delle forti pressioni ricevute da un noto personaggio della Tv perché convincesse il figlio a partecipare, dopo il Grande Fratello, a una delle tante trasmissioni televisive. «Conoscendo mio figlio», continua Francesco Taricone, «non ci ho provato neppure».

Mentre le televisione facevano a gara per assicurarsi la presenza del «guerriero», Pietro, con l'amico del cuore, Gianluca Rosati, se la spassava in Sudafrica. «È stata un'avventura fantastica», ricorda Gianluca, «per poterci muovere liberamente, Pietro non ha voluto che prenotassi l'albergo. Con un'auto presa a noleggio, ci siamo mossi in lungo e in largo. Abbiamo organizzato anche un safari».

«Pietro», testimonia Gianluca, «era la persona più intelligente che abbia conosciuto. Il suo più grande pregio era la lealtà. Se stava un passo avanti, non era perché voleva primeggiare. Ma per dare l'esempio. Era come dire: vedi cosa riesco a fare io, puoi farlo anche tu. Insomma ti dava la possibilità di fare esperienze, che da solo non avresti mai fatto. Ora quando dovrò affrontare una situazione difficile, non potrò più contare sui suoi incitamenti».

Gianluca è uno dei ragazzi che condivisero con Pietro l'avventura notturna nel Parco. «Per la paura», ricorda, «tremavamo tutti come foglie. E Pietro: ragazzi tranquilli, se qualche animale si avvicina, lo faccio secco».

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