Perdona il giovane che cinque anni fa uccise suo marito

12 Marzo 2016

Incontro nella parrocchia di Santa Rita in via Strinella Protagonista la vedova di un carabiniere morto in servizio

L’AQUILA. «Non è stato un percorso facile, in certi momenti tra di noi ci sono stati anche scontri. Ma poi abbiamo capito che dovevamo venirci incontro. E da quel giorno abbiamo iniziato a girare l’Italia, nelle parrocchie, con i giovani ma soprattutto nelle carceri, per far capire quanto sia importante riuscire a perdonare per poter vivere in pace».

Claudia Francardi è la moglie del carabiniere Antonio Santarelli, ferito a morte il 25 aprile 2011 a Pitigliano, in provincia di Grosseto, mentre con un collega era in servizio, e poi deceduto dopo un anno di coma irreversibile. Claudia è arrivata a Santa Rita chiamata dal parroco don Alfredo Cantalini e da don Federico Palmerini, per parlare del suo percorso di riappacificazione con Irene Sisi, mamma di Matteo Gorelli, quel giovane che, reduce da un rave party e fermato al posto di blocco, aggredì i carabinieri provocando la morte di Santarelli. Il giovane, in questo momento, è in carcere, a scontare 20 anni. «Sono venuti da me», ha raccontato Claudia, «e mi hanno chiesto perdono. E dopo un po’ sono riuscita a mettermi nei panni di quella mamma. E da allora andiamo in giro a raccontare la nostra storia». Irene Sisi, l’altra donna, è dovuta rimanere a casa per un problema familiare. Da qualche tempo, aiutate dalla fede, sono diventate due amiche vere, e hanno fondato una associazione “AmiCainoAbele”, con un progetto che intende accompagnare altri percorsi di riconciliazione.

Prima dell’inizio, Claudia ha potuto salutare con una telefonata a sorpresa l’appuntato Bruno Martinelli, a Cagnano Amiterno, collega di Antonio Santarelli a Campotosto alla fine degli anni Ottanta.

Raniero Pizzi

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