Perdona il giovane che cinque anni fa uccise suo marito

Incontro nella parrocchia di Santa Rita in via Strinella Protagonista la vedova di un carabiniere morto in servizio

L’AQUILA. «Non è stato un percorso facile, in certi momenti tra di noi ci sono stati anche scontri. Ma poi abbiamo capito che dovevamo venirci incontro. E da quel giorno abbiamo iniziato a girare l’Italia, nelle parrocchie, con i giovani ma soprattutto nelle carceri, per far capire quanto sia importante riuscire a perdonare per poter vivere in pace».

Claudia Francardi è la moglie del carabiniere Antonio Santarelli, ferito a morte il 25 aprile 2011 a Pitigliano, in provincia di Grosseto, mentre con un collega era in servizio, e poi deceduto dopo un anno di coma irreversibile. Claudia è arrivata a Santa Rita chiamata dal parroco don Alfredo Cantalini e da don Federico Palmerini, per parlare del suo percorso di riappacificazione con Irene Sisi, mamma di Matteo Gorelli, quel giovane che, reduce da un rave party e fermato al posto di blocco, aggredì i carabinieri provocando la morte di Santarelli. Il giovane, in questo momento, è in carcere, a scontare 20 anni. «Sono venuti da me», ha raccontato Claudia, «e mi hanno chiesto perdono. E dopo un po’ sono riuscita a mettermi nei panni di quella mamma. E da allora andiamo in giro a raccontare la nostra storia». Irene Sisi, l’altra donna, è dovuta rimanere a casa per un problema familiare. Da qualche tempo, aiutate dalla fede, sono diventate due amiche vere, e hanno fondato una associazione “AmiCainoAbele”, con un progetto che intende accompagnare altri percorsi di riconciliazione.

Prima dell’inizio, Claudia ha potuto salutare con una telefonata a sorpresa l’appuntato Bruno Martinelli, a Cagnano Amiterno, collega di Antonio Santarelli a Campotosto alla fine degli anni Ottanta.

Raniero Pizzi

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