Piano di Protezione civile L’Aquila è all’anno zero
L’AQUILA. A cinque anni dal terremoto L’Aquila non ha un vero piano di protezione civile. Lo dicono il capo della Protezione civile Franco Gabrielli e il capo regionale dei vigili del fuoco Sergio...
L’AQUILA. A cinque anni dal terremoto L’Aquila non ha un vero piano di protezione civile. Lo dicono il capo della Protezione civile Franco Gabrielli e il capo regionale dei vigili del fuoco Sergio Basti. Lo dice anche, praticamente ogni giorno, il consigliere comunale di L’Aquila che Vogliamo, Vincenzo Vittorini, che per questo viene anche sbeffeggiato dal sindaco e da altri colleghi consiglieri che lo considerano poco meno che un “pazzo” solo perché reclama più sicurezza per i cittadini. A riproporre con fragore la questione piano di Protezione civile che non c’è, è stato ieri il Sole 24 ore e questa volta sarà difficile parlare di complotto contro L’Aquila tenuto conto che la realtà è sotto gli occhi di tutti e le cose che scrive il quotidiano economico hanno riempito anche le pagine dei giornali locali fin da quando Gabrielli, con una sua nota durissima, costrinse l’assessore Roberto Riga a rinunciare alla delega alla Protezione civile.
«Aquila a prevenzione zero» scrive il Sole 24 ore «sembra una burla, una presa in giro, ma l’Aquila è la metafora perfetta di come non si possa imparare nulla da eventi catastrofici e centinaia di morti. Aree attrezzate per raccogliere i cittadini in capo di terremoto? Zero prima del sisma del sei aprile 2009, zero al nove gennaio 2014, data in cui il capo dei Vigili del fuoco della Regione Abruzzo, l’ingegnere Sergio Basti, rilascia un’intervista in cui cita fatti e circostanze così semplici e così drammatici che in Paese normale avrebbero dovuto far saltare dalla sedia persino il presidente della Repubblica. Cosa dice Basti? Sul Piano di Protezione civile del Comune dell’Aquila: “So che esiste qualcosa a livello cartaceo”; sulla programmazione e prevenzione: “C’è stata una presa di coscienza nell’incontro di oggi (nove gennaio 2014) che speriamo possa dare seguito a ulteriori approfondimenti”; sulle aree di accoglienza: “C’è poca cosa: è necessaria una pianificazione capillare coerente con i rischi del nostro territorio. Le aree vanno infrastrutturate e spero che il Comune si renda conto che la segnaletica da sola non basti”; sugli uffici comunali della Protezione civile: “Dobbiamo sapere se esiste una struttura di staff al sindaco, oppure incardinata nell’assessorato protezione civile, un ufficio dove tutto quello che abbiamo detto oggi sia contenuto: i numeri di telefono, le persone preposte, i soggetti che sono attori del territorio, le cartografie, i numeri di telefono. Deve esserci un punto di raccordo, altrimenti nelle fasi convulse dell’emergenza a chi ci rivolgiamo?”.
Fin qui Basti. Il capo della Protezione civile fa di più. E chiude una missiva scritta di suo pugno con queste parole: “Mi fa specie che quattro anni dopo il terremoto sia necessaria un’iniziativa del Dipartimento nazionale per parlare di rischio sismico a L’Aquila. Ecco perché sono io a chiedermi, con costernazione, se 309 morti non sono bastati”».
Il sindaco ora prima di prendersela coi giornali informi l’Italia se le cose dette da Sergio Basti e Franco Gabrielli sono vere o meno. (g.p.)
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