Polo elettronico, niente spazi fieristici

L’ex parlamentare Lolli a sindacati e lavoratori: nessun cambio di destinazione d’uso, aspettiamo l’Accord Phoenix

L’AQUILA. Il polo elettronico non diventerà un centro fieristico. Almeno fino a quando sarà sindaco Massimo Cialente. A farsi portavoce del primo cittadino, davanti ai lavoratori del sito industriale, è stato l’ex parlamentare Giovanni Lolli, che ha smentito i rumors su una possibile trasformazione degli immobili a fini commerciali. Lolli ha replicato anche a chi «insinua dubbi» sull’operazione con l’ Accord Phoenix: «C’è Invitalia che sta facendo le dovute verifiche, noi ci auguriamo che si tratti di gente seria». Come stanno le cose, e se i posti di lavoro tanto agognati arriveranno veramente, si saprà solo a settembre, quando Invitalia si pronuncerà sulla bontà del progetto che prevede la creazione all’Aquila di un sito per lo smaltimento dei rifiuti elettronici e il riassorbimento di 135 lavoratori, attualmente in cassa integrazione o in mobilità. Il semaforo verde è atteso anche per l’erogazione del contributo pubblico, tra gli 11 e i 15 milioni di euro prelevati dai fondi Cipe, chiesto dall’Accord, a fronte di un proprio investimento di 35 milioni.

«Siamo già a una fase di analisi avanzata, da parte di Invitalia», ha detto Lolli durante l’assemblea all’interno del modulo Finmek, «e vogliamo che i controlli siano scrupolosi. È chiaro che né io, né chi insinua dubbi, abbiamo gli strumenti per capire se il progetto presentato da questa società sia serio e sostenibile. Per fortuna c’è un ente pubblico, pagato dallo Stato, che ha il compito di analizzare il piano industriale, il piano finanziario, la credibilità dei soci e le garanzie bancarie. In città, però, si respira una strana aria: sembra quasi che qualcuno speri si tratti di una bufala. Invece, sia io che il sindaco speriamo che le cose vadano per il verso giusto, anche perché, al momento, non vedo altre iniziative in grado di portare nuovi posti di lavoro».

Il riferimento è alle dichiarazioni del vicepresidente vicario del consiglio regionale Giorgio De Matteis, che nei giorni scorsi ha chiesto chiarimenti sulla compagine societaria dell’Accord Phoenix e sulla credibilità dell’operazione. Lolli ha ribadito che si tratta di una new-co, che si è costituita, con sede legale all’Aquila, per realizzare il progetto coordinato dall’ex presidente di Confindustria Gaetano Clavenna. Dalla visura camerale, diffusa da De Matteis, emerge che l’Accord Phoenix è formata da due società, una con sede a Cipro e l’altra con sede a Londra, con un capitale sociale di 10mila euro, di cui ne risultano versati solo 2500. Ma intanto i lavoratori hanno voluto rassicurazioni anche sul futuro del polo elettronico. «Voglio chiarire», ha risposto Lolli, «che solo il consiglio comunale può decidere di cambiare la destinazione d’uso di questi spazi. E fino a quando sarà sindaco Cialente questo non accadrà. È in corso la gara per la gestione del complesso: se c’è chi sta partecipando perché pensa a una destinazione diversa, sappia che con questo sindaco non sarà possibile». La replica sembra indirizzata al neopresidente dell’Aquila rugby Augusto Iovenitti che in un’intervista ha affermato: «Ho partecipato con Luigi Palmerini alla gara per la gestione degli immobili: sappiamo che l’Accord Phoenix vuole spazi molto ampi e, nell’ipotesi che dovessimo vincere la gara, la fiera si sposterà in altri locali dello stesso stabile, che però andranno ristrutturati». Il sito industriale dismesso ha già ospitato il salone della ricostruzione e la fiera dei prodotti tipici. Ma, come ha sottolineato la Uil, «le fiere non portano posti di lavoro».

Romana Scopano

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