Processo carriole, alla fine tutti assolti

Scagionati i sette imputati dall’accusa di essere entrati in zona rossa e avere partecipato a una riunione non autorizzata

L’AQUILA. È finito in una bolla di sapone, con un’assoluzione piena, il processo alle «carriole» con sette imputati accusati, a vario titolo, di aver violato l’ordinanza di divieto di accesso nel centro storico e il Regio Decreto del 1931 per «aver promosso una riunione senza averne dato preavviso al questore». Un fatto che avvenne il 28 marzo 2010 data in cui si votava per eleggere il consiglio provinciale aquilano.

Il processo, contrariamente a quanto può sembrare, è stato breve ma si è dovuto aspettare il pomeriggio quando il giudice unico Giuseppe Grieco ha aperto l’udienza che era stata programmata in mattinata. Questo per l’inevitabile protrarsi di altri procedimenti comunque da definire.

Il giudice, dopo breve camera di consiglio, ha assolto Alessandro Tettamanti, Marco Sebastiani, Anna Pacifica Colasacco, Antonio Di Giandomenico, Ezio Bianchi, Mattia Lolli e Mauro Zaffiri. Agli ultimi due era stato contestato solo l’avere partecipato alla manifestazione non autorizzata.

L’udienza è iniziata con l’unificazione dei due procedimenti inizialmente incardinati in modo separato ma riguardanti lo stesso episodio. Nella giornata di ieri sono stati ascoltati due testimoni, Giusi Pitari ed Ettore Di Cesare. Dopo le loro deposizioni il giudice ha ritenuto di poter avere già gli elementi per decidere per cui l’istruttoria è stata conclusa. E lo stesso pm onorario, Rita Di Gennaro, non ha impiegato molto tempo per invocare l’assoluzione degli imputati poi chiesta anche dai difensori e accolta dal giudice.

L’indagine fu avviata in seguito alla manifestazione che venne organizzata in centro storico dai comitati per sollecitare governo e istituzioni locali ad avviare la ricostruzione iniziando dalla rimozione delle macerie in zona rossa. Di qui il ruolo delle carriole, assurte a simbolo di rinascita della città. La polizia mise sotto sequestro alcune carriole «in pessimo stato di conservazione», come era scritto in un verbale divenuto famosissimo, e gli atti vennero poi inviati alla Procura della Repubblica che indagò chi risultò essere possessore delle carriole e coloro che comunque furono individuati nella zona centrale. I sette cittadini furono rinviati a giudizio e nei mesi scorsi si sono celebrate le prime udienze nel corso delle quali sono stati ascoltati i testimoni dell’accusa, per lo più agenti e funzionari di polizia presenti al sequestro delle carriole. Qualora la fase istruttoria fosse andata avanti sarebbero stati ascoltati come testimoni della difesa sia il sindaco Cialente che la senatrice Stefania Pezzopane.

La svolta, pertanto, si è avuta ieri, quando il giudice ha ritenuto essere deboli le argomentazioni accusatorie ponendo fine alla lacunosa istruttoria. Molti si sono anche chiesti come mai a giudizio ci fossero solo poche persone a fronte delle centinaia che parteciparono alla protesta.

Prima che iniziasse l’udienza il Comitato 3e32 aveva organizzato una manifestazione davanti al tribunale a sostegno degli imputati con manifesti e striscioni per manifestare solidarietà a chi «armato di carriola, pala e secchio entrò nel centro storico disastrato».

Al termine del processo uno dei difensori, Gregorio Equizi, ha affermato che «l’assoluzione legittima la manifestazione di protesta e restituisce il valore autentico al movimento delle carriole. Le persone che erano imputate hanno agito solo nel tentativo di liberare la città dalle macerie».

Nel corso dell’udienza gli imputati sono stati assistiti dai seguenti avvocati: Lorenzo Cappa, Rodolfo Ludovici, Roberto Madama, Gianmatteo Riocci, Francesca Lucia Laurenzi.

Il procedimento sembra finito ieri, visto che è improbabile che la Procura, dopo avere chiesto l’assoluzione, decida di fare marcia indietro e ricorrere in appello contro un verdetto comunque pacificatore.

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