Puntellamenti-truffa, le carte dell'accusa

L'inchiesta è partita dai Calascio e da Santo Stefano per arrivare all'Aquila. Troppi giunti nei ponteggi e fatture gonfiate per ottenere i soldi dalle amministrazioni


L'AQUILA. Troppi giunti nei ponteggi e fatture gonfiate per ottenere più soldi dalle amministrazioni locali che hanno assegnato i lavori. Sull'inchiesta dei puntellamenti-truffa, partita da Calascio e Santo Stefano con rotta sull'Aquila, spuntano le carte dell'accusa.

TRUFFA AGGRAVATA. La vicenda nata in due piccoli Comuni del cratere sismico, dove sono stati effettuati sequestri di due immobili sottoposti a puntellamento, oltre a tutti gli atti relativi all'affidamento delle opere a una ditta umbra, sta per allargarsi a macchia d'olio anche sull'Aquila, dove sono stati effettuati lavori di puntellamento e opere provvisionali per milioni di euro. La prima ricerca affidata ai carabinieri è quella degli eventuali altri lavori della ditta umbra, il cui legale rappresentante è stato iscritto nel registro degli indagati. Spuntano le prime carte dell'accusa. Secondo il pubblico ministero titolare dell'inchiesta, il legale rappresentante della ditta ha messo in atto una serie di «artifici e raggiri consistiti nell'eseguire le opere di messa in sicurezza (consistenti nel puntellamento con tubi Innocenti e morsetti stringenti con dadi) degli edifici siti nei Comuni di Calascio e Santo Stefano di Sessanio». Il pm, che ipotizza, a carico dell'indagato, un tentativo di truffa aggravata, sostiene che l'imprenditore ha agito sugli immobili «posizionandovi un numero di giunti eccessivo rispetto a quello necessario per garantire la corretta esecuzione delle opere e la funzionalità del puntellamento». La stessa impresa è accusata di aver richiesto «tramite presentazione delle relative fatture, somme di importo assai più elevato di quello stanziato dalle rispettive amministrazioni comunali per l'intervento commissionato, atteso il loro maggior costo lievitato per effetto del maggior numero di giunti inutilmente collocati». In questo modo, sempre secondo la Procura, avrebbe compiuto «atti diretti in modo non equivoco a indurre in errore le due amministrazioni comunali e a procurarsi un ingiusto profitto, pari al maggior costo delle opere eseguite, con pari danno delle persone offese, enti pubblici, non riuscendo nell'intento per cause indipendenti dalla sua volontà». All'indagato viene contestata anche l'aggravante del fatto commesso ai danni di un ente pubblico.

I SEQUESTRI. La Procura ha disposto il sequestro dei due immobili, sui quali verranno effettuati una serie di riscontri tecnici volti ad accertare la sussistenza delle ipotesi di reato. In particolare, saranno i periti a stabilire la congruità degli interventi tecnici effettuati dall'impresa finita nel mirino. Oltre agli immobili, i carabinieri della stazione di Calascio, su mandato della Procura, hanno anche provveduto a sequestrare tutta la documentazione inerente all'affidamento delle opere, quella relativa alla richiesta di pagamento presentata dalla ditta, comprensiva delle fatture, e tutti gli altri documenti utili alla ricostruzione dei lavori sotto osservazione.

MODELLO CALASCIO. Intanto, dopo la pubblicazione della lista delle imprese che hanno avuto lavori di puntellamento dal Comune dell'Aquila, il prossimo passo della Procura è quello di accertare se lo stesso quadro emerso dalle indagini su Calascio e Santo Stefano sia rintracciabile anche nel capoluogo. Dalla lista delle ditte beneficiate sono spuntati fuori anche i lavori affidati, con soldi pubblici, al consorzio Federico II, nato dall'unione tra imprese aquilane (capofila Ettore Barattelli) e la Btp degli indagati Fusi e Di Nardo coinvolti nell'inchiesta su appalti e Grandi eventi.

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