Rapina alle Poste, l’identikit dei banditi 

Ascoltati impiegati e direttrice per risalire agli autori del colpo. Si cercano l’auto utilizzata per la fuga e un possibile basista

L’AQUILA. Gli investigatori stanno ascoltando tutti i dipendenti dell’ufficio postale di via Rocco Carabba all’Aquila in cerca di elementi utili che possano indirizzare le indagini verso gli autori del colpo da oltre 60mila euro. In questura si sta lavorando all’identikit dei rapinatori che hanno agito con il volto travisato da cappelli e mascherine. Pare che indossassero giacche verdi di tipo militare. Tutto ciò in attesa di passare al setaccio le telecamere, sia quelle a circuito chiuso nell’ufficio postale che quelle pubbliche e private presenti in zona. Si cerca ogni particolare che possa suggerire a chi indaga uno spunto investigativo da cui partire. Sarà necessario analizzare anche i filmati dei giorni precedenti per capire se i malviventi abbiano effettuato qualche sopralluogo – come probabile – per studiare l’obiettivo da colpire e le possibili vie di fuga. La polizia sta cercando di individuare anche l’auto della fuga e un possibile basista. Per il modus operandi si tratta di professionisti: i due, infatti, hanno agito in pochissimi istanti e a sangue freddo, senza esitare. Ai dipendenti e alla direttrice hanno persino detto: «Ragazzi, state tranquilli, non vi facciamo nulla». Non mostrando alcun nervosismo. Un colpo studiato, dunque, anche perché i rapinatori sono andati dritti verso il caveau dell’ufficio postale dove erano custodite le banconote. L’ingente somma, oltre 60mila euro, serviva per ricaricare la cassa esterna dello sportello Postamat. Intanto, dai primi riscontri, gli agenti della Squadra mobile, che conduce le indagini, hanno escluso che i banditi impugnassero delle pistole. Erano da poco passate le 13.30 e da poco il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, aveva lasciato la città, dopo aver parlato anche di sicurezza. L’ufficio postale aveva appena cessato l’attività al pubblico e i dipendenti, sette più la direttrice, stavano sbrigando le operazioni propedeutiche alla chiusura quando sono stati interrotti dall’irruzione di due. Avvenuta utilizzando una carta di credito e un ferro per aprire le porte scorrevoli. Una volta dentro, facendo finta di nascondere un’arma sotto alle giacche, hanno minacciato il personale in servizio e si sono fatti consegnare il denaro. Avevano un accento romano. Altro dettaglio che potrebbe essere utile agli investigatori. Si cerca anche l’auto utilizzata per la fuga, forse guidata da un complice. L’inchiesta è coordinata dal pm Stefano Gallo.
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