Redi: Ju calenne un rito longobardo da valorizzare

6 Maggio 2014

TORNIMPARTE. «Il rito de Ju calenne di Tornimparte è una delle tante testimonianze della presenza longobarda nel territorio». A studiare l’antico rituale, che si rinnova ogni anno nella notte tra il...

TORNIMPARTE. «Il rito de Ju calenne di Tornimparte è una delle tante testimonianze della presenza longobarda nel territorio». A studiare l’antico rituale, che si rinnova ogni anno nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio, è stato il docente di Archeologia medievale dell’Università dell’Aquila, Fabio Redi. L’origine pagana de Ju calenne è stata sottolineata anche durante il convegno che si è svolto sabato scorso a Spoleto, nell’ambito del progetto «Sulle tracce di Annibale», l’evento organizzato dai comuni di Tornimparte, Scoppito, Pizzoli, Barete, Cagnano Amiterno, Montereale, Capitignano, Campotosto, per ricostruire il passaggio del condottiero Annibale Barca sull’Appennino abruzzese, avvenuto durante la Seconda guerra punica. Il rito prevede che un gruppo di giovani tagli un albero, «ju calenne” che poi, una volta spogliato di tutti i rami tranne quello sulla punta, viene piantato prima dell’alba nel sagrato della chiesa parrocchiale. «L’origine di questa tradizione ha radici antichissime, risalenti ai riti pagani (di epoca longobarda) che celebravano la fertilità, il risveglio della natura dal torpore invernale», spiega Redi. «Ovviamente l'albero è un simbolo fallico, uno dei più tradizionali nella cultura dell’epoca. Questo culto, come anche quello dei serpari a Cocullo, di radici evidentemente pagane, testimoniano l’importanza della presenza dei Longobardi in questo territorio». Una presenza di cui bisogna ancora stabilire con esattezza i limiti cronologici, ma che è confermata anche dagli ultimi ritrovamenti ad Amiternum. Proprio la matrice pagana di questo rituale ha fatto scaturire una certa avversione, nei primi secoli di diffusione del Cristianesimo, da parte della Chiesa. Negli statuti aquilani del 1300, infatti, si parla di divieto del rito de ju calenne. Negli anni, la tradizione ha trovato una sua identità anche all’interno del Cristianesimo. «Questo rito andrebbe valorizzato», conclude Redi, «proprio per il suo notevole valore storico».

Michela Corridore

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