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Reparti a rischio, la Cgil si oppone Trasatti: «No alla politica dei tagli»

SULMONA. «Tagliamo 23 reparti? La politica regionale si sta chiedendo quali saranno le conseguenze? Basta con i provvedimenti che penalizzano le aree interne creando cittadini di serie A e di serie B»...

SULMONA. «Tagliamo 23 reparti? La politica regionale si sta chiedendo quali saranno le conseguenze? Basta con i provvedimenti che penalizzano le aree interne creando cittadini di serie A e di serie B». A lanciare un duro appello sull’applicazione del decreto Lorenzin è il segretario provinciale della Cgil Umberto Trasatti, preoccupato della mancanza di una strategia politica coerente sul provvedimento che ridimensiona i servizi legati alla sanità in gran parte delle aree interne della provincia dell’Aquila.

Secondo i parametri del provvedimento, sono 23 su 30 i reparti a rischio chiusura nel solo ospedale “Santissima Annunziata” di Sulmona. Trasatti chiede «con urgenza» al presidente della Regione Luciano D’Alfonso «di aprire una riflessione sugli effetti del decreto», che provocherebbe, se applicato così com’è, un Abruzzo a due velocità. «Quello delle aree urbane, che mantengono i servizi e le strutture ospedaliere e quelle interne, da decenni già sottoposte a problemi cronici legati alla crisi economica, alla disoccupazione elevatissima e alle infrastrutture che non ci sono». Una politica che condanna le aree interne, aggiunge il sindacalista, «allo spopolamento e all’impoverimento». Il decreto del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, infatti, individua nel bacino di utenza della popolazione il criterio selettivo per il mantenimento dei servizi. Per i presìdi con meno di 150mila abitanti si passa da ospedale di primo livello (dai 150mila ai 300mila utenti) a presidio ospedaliero di base (fino a 150mila). Facile fare i conti per il “Santissima Annunziata”, dove resterebbero aperti appena 7 reparti, condannandolo a diventare poco più che un ambulatorio, come da tempo denuncia anche il tribunale per i diritti del malato con il suo responsabile regionale Edoardo Facchini. Una spoliazione che andrebbe a colpire anche reparti che sono stati un’eccellenza dell’Annunziata. Il tempo però stringe, e la Regione «continua a non avere un’idea chiara in merito», denuncia Trasatti, che rilancia la necessità di «mettere in campo una strategia regionale al più presto».

D’altra parte, fa notare il sindacalista, la provincia dell’Aquila copre una superficie di 5mila chilometri quadrati: la metà dell’intero Abruzzo. «Non è possibile che ogni volta che c’è un provvedimento questo finisca per penalizzare i cittadini delle aree interne. Se vengono tolti anche i servizi, come i punti nascita e i reparti ospedalieri, cosa resta ai cittadini?», è il duro attacco all’inerzia della politica regionale. Intanto si teme che il ridimensionamento a cui il decreto Lorenzin condanna l’Annunziata possa mettere in discussione anche il progetto del nuovo ospedale, che ha già accumulato un anno e mezzo di ritardo sui lavori. (m.g.)

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