Riapre i battenti lo storico ristorante «Le Salette Aquilane»

Un tempo ospitava attori e personaggi in vista della città Inaugurazione con Vespa a 50 anni dalla fondazione

L’AQUILA. «Salute a te, aquilano o forestiero, che entri, magni, bevi e te ne vai. Che girerai per monno, ma qui ritornerai....». La targa posta all’entrata delle Salette Aquilane ricorda le parole di Mario Plazzi, storico fondatore del locale, e la sua romanità esportata in quel di Coppito. Perché qui aveva deciso di aprire questo locale, la cui cucina negli anni avrebbe costituito un omaggio alla tradizione abruzzese e non.

Era l’inizio degli anni Sessanta e, nel giro di poco, quel locale di periferia nato come un bar, stava diventando un posto tranquillo nel quale incontrarsi e mangiare in modo genuino, diventando così un ristorante «familiare» per aquilani e turisti. Un’atmosfera che oggi, a cinquant’anni esatti, dai primi scontrini viene rievocata in una nuova inaugurazione. Dopo le difficoltà del terremoto del 6 aprile, le Salette tornano a sfornare bucatini e cannarozzetti.

Ieri il taglio del nastro con il sindaco Massimo Cialente e i vescovi Giuseppe Petrocchi e Giovanni D’Ercole. In sala gli amici di un tempo, che magari ricordano ancora quell’inaugurazione di tanti anni fa. Uno su tutti il giornalista Bruno Vespa. Arrivato in città per presentare il suo libro «Sale, zucchero e caffè» si è presentato alla festa piuttosto tardi per i discorsi inaugurali ma non certo per il castrato. «Non ci tornavo da tanti anni e, venire qui per il terremoto rappresenta una grande soddisfazione», commenta. «Questo è un posto molto tipico, molto aquilano, magari anche un po’ chic. Questo rappresenta naturalmente un importante segno di ripresa».

Tra i tavoli, anche il gotha dei politici locali, quando per «locali» si intende coppitani doc: il consigliere comunale Roberto Tinari e l’ex assessore Ermanno Lisi. Felicissime Angela De Michele e Sabrina Plazzi, mamma e figlia, donne simbolo delle Salette Aquilane. «Siamo molto emozionate», spiega Sabrina, «per questa riapertura. Abbiamo lasciato tutto com’era e dov’era per far sì che i nostri clienti possano ritrovare ciò che avevano lasciato. Ad agosto abbiamo ottenuto l’agibilità parziale e da allora abbiamo lavorato molto per riaprire il prima possibile». Completano l’organico il fratello di Sabrina, Marlon, e il fratello di Angela, Enrico. Il tempo sembra essersi fermato all’interno del locale, vera e propria istituzione nel campo della ristorazione aquilana, come in un’istantanea a colori di ciò che era la vita all’Aquila prima del sisma . «Er vino buono», direbbe Mario, «e la pappata sana, te dice Angela ch’è una vera artista. Se tu magni qui una settimana, puoi licenziar dottore e farmacista».

Fabio Iuliano

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