Ricostruzione L'Aquila, quaranta precari senza stipendio

I lavoratori ex Sge e Ucr avanzano oltre 400mila euro ma dalla Regione non arrivano segnali La protesta: "Tra noi ci sono persone che hanno famiglia e non sanno come andare avanti"

L’AQUILA. Sono stati in tanti all’Aquila a passare un Natale amaro. Tra questi ci sono anche i quaranta addetti ex Sge e ex Ucr, ovvero operatori della ricostruzione, i quali da tre mesi aspettano il pagamento delle loro spettanze ma al momento non si è visto nulla. D’accordo che è in itinere il concorsone, al termine del quale si conosceranno i nomi di coloro che saranno assunti a tempo indeterminato, ma questo non giustifica il mancato pagamento di quelle somme.

«Siamo in quaranta», raccontano alcuni di questi lavoratori precari, «e ci siamo sempre occupati di ricostruzione supportando il lavoro di rilascio di pratiche ed esaminando la documentazione. Insomma il nostro è un lavoro importante. E va detto che tra di noi ci sono anche delle persone laureate in varie discipline che hanno, dunque, una certa professionalità».

«Sta di fatto», proseguono, «che siamo senza stipendio da settembre e, secondo un conto che ci siamo fatti, siamo creditori complessivamente di quattrocentomila euro». «Va anche detto», proseguono, «che in mezzo a noi ci sono anche delle coppie di giovani che hanno messo su famiglia e per campare puntano tutto su questi stipendi che non arrivano».

Nei giorni scorsi questi operatori della ricostruzione hanno anche inoltrato delle istante al presidente della giunta regionale Gianni Chiodi ma non hanno avuto una risposta, nemmeno una promessa che di questi tempi è già tanto.

Tuttavia, nonostante una situazione di incertezza che non sembra preludere a nulla di buono, gli addetti non disperano.

«Noi, comunque», dicono «continuiamo a lavorare lo stesso nella sede dell’ex Isef e anche se siamo senza soldi, stiamo cercando di smaltire il lavoro arretrato che comunque non manca».

Questi operatori della ricostruzione speravano che almeno per la fine dell’anno ci fosse anche un’erogazione parziale dei tre stipendi arretrati ma il tempo passa e non sembra che essi possano fare affidamento su quei soldi in tempi relativamente brevi.

«La speranza», concludono alcuni di questi precari, «sta in una rapida disponibilità di quei due miliardi di euro che il ministro Fabrizio Barca ha dichiarato essere stati accreditati e per i quali lo stesso Cipe ha dato il via libera. I politici considerino che tra i quaranta lavoratori solo una parte è in grado di reperire somme svolgendo attività alternative connesse alle loro professionalità, ma altri non hanno fonti di guadagno alternative e hanno puntato tutto su questo lavoro».

Resta inteso che, se nelle prossime settimane non ci saranno sviluppi, potrebbero esserci iniziative a largo raggio per ottenere il dovuto.

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