«Romeo amava il popolo» Il dolore per l’ex sindaco
I funerali a Collemaggio con ex parlamentari (come Razzi) e tanta gente comune Il ricordo del commercialista Merlini: «Era onesto, generoso e aiutava i poveri»
L’AQUILA. «Romeo era un uomo profondamente buono, e che soprattutto amava la gente». Le parole arrivano al termine della messa a Collemaggio, l’ultimo omaggio a Romeo Ricciuti, già parlamentare della Repubblica Italiana, ex presidente della Regione, ex sindaco del capoluogo, scomparso tre giorni fa una settimana prima di compiere 94 anni.
«amava la gente»
Le parole, smorzate dall’emozione, arrivano da un suo ex collaboratore. Il commercialista Vincenzo Merlini le pronuncia al termine di una cerimonia sobria, con pochi mazzi di fiori, davanti a una semplice bara di legno chiaro coperta da un cuscino di fiori rossi. Nulla di sfarzoso, nessuna ostentazione per quello che fu uno degli uomini più influenti della politica abruzzese e italiana della seconda metà dello scorso secolo. Tra il pubblico, nascosti in mezzo alla gente comune, anche tanti colleghi della politica, della Democrazia Cristiana di qualche anno fa, ma non solo. In prima fila, seduti vicino al figlio Luca, si riconoscono il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio e l’assessore comunale Roberto Tinari con la fascia tricolore. Confusi tra la folla, c’è chi nota gli ex primi cittadini Biagio Tempesta e Giuseppe Placidi. Impossibile non riconoscere l’ex parlamentare, senatore Antonio Razzi. «Quante volte abbiamo collaborato, io e Romeo», ricorda. «C’era gente che dalla Svizzera partiva con gli autobus solo per votarlo». Tra il pubblico, ognuno può raccontare un piccolo episodio del Romeo Ricciuti che aveva conosciuto. Eppure, tutti si soffermano sulle qualità dell’uomo. Don Daniele Pinton, nella sua omelia, racconta un frammento «che all’epoca mi aveva colpito molto». Racconta di quando Ricciuti incontrò Mario Peressin, in quel periodo arcivescovo dell’Aquila. «Peressin era noto per il suo carattere esuberante, e chiedeva a Ricciuti un intervento su un argomento». «Vedremo quel che si può fare, rispose Ricciuti, pacato ma con fermezza. Ma si ricordi che se lei è un religioso, io sono un politico. E un politico deve per prima cosa preoccuparsi del bene della gente». Già, la gente. Il rapporto con la gente lo spiega a fine cerimonia, con parole colme di emozione, proprio l’ex segretario Vincenzo Merlini, arrivato alla segreteria «pur non avendo mai fatto politica». «Era un grande uomo, un animale politico di primissimo ordine, inflessibile, costruttivo, irriducibile, non conosceva tregua. Onesto, generoso, aiutava i poveri, e, soprattutto, amava la gente. Molte volte di domenica mi chiedeva di andare in giro per stringere la mano alle persone. Ed era grato alle persone dei consensi che riceveva». «E anche se lui non c’è più», è la conclusione di Merlini, «oggi sarà sicuramente contento nel vedere tante persone venute a tributargli affetto e vicinanza». Romeo Ricciuti lascia la moglie Eleonora, i figli Paola e Luca, e i nipoti. È stato tumulato nella cappella di famiglia nel cimitero di Giuliano Teatino.
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