San Domenico, torna l'antico rito

Ritengo sia un sacrilegio trasformare una festa antica in un evento folcloristico privo di contenuti, vittima di medievalate consumistiche e rappresentazioni insulse e goderecce prese da Internet e dalla televisione. Vorrei quindi spezzare una lancia in favore di una festa bella e antica, ma soprattutto piena di simboli e rivelarvene qualche prezioso segreto, oltre che l’amore di indomiti paesani e di un Centro Studi che difende la festa di San Domenico di Cocullo. Una proposta di legge ha spostato la data della festa a domani, primo maggio, e sapremmo quindi a chi dare la colpa se un terremoto ci colpirà di nuovo. Ma perché? Che mistero lega la festa al terremoto?

La cosa è molto semplice: nella cultura tradizionale l’Uomo dipende dalla Natura attraverso un legame profondo con il Soprannaturale. I Santi hanno simboli, poteri e forme di culto adattate ai fenomeni che si verificano in quella zona. Per esempio in Abruzzo: i Terremoti. In maniera molto originale il terremoto viene legato al risorgere della Natura. Il terremoto diventa il segno positivo della vitalità della Terra e anche un segno miracoloso della presenza della divinità. Il passo immediatamente successivo è legare il Santo al desiderio di un buon raccolto agricolo, ma anche alla fertilità femminile e dell’iniziazione dei giovani maschi alla vita adulta. Sono desideri del tutto comprensibili ed è logico che essi si vogliano consacrare con un rito religioso. La cosa interessante è che in Abruzzo si conserva spesso l’uso di un sacrificio di sangue alla Terra rappresentata da una roccia. Questa roccia diventa magica e curativa, polverizzata se ingerita oppure toccata. Tutto questo è simbolizzato da un drago-serpente che esprime la natura ciclica della vita.

Il serpente è circolare come l’universo, infinitamente tortuoso come il fiume Meandro, cambia la pelle e si rinnova così anno dopo anno; vive nel sottosuolo da cui ogni anno riemerge a primavera. Tale era forse Angizia, mitica dea Abruzzese dei serpenti e del raccolto, dato che gli antichi avevano capito molto bene che la vita dipende principalmente le forze attive della Terra simboleggiate dal serpente. Nel Medioevo, le caratteristiche pagane aderiscono ai Santi Cristiani, con alcuni aggiustamenti tipici del centralismo cristiano, la fusione del potere religioso e civile, il predominio del maschile sul femminile, il diritto di dominio sulla Natura. Tuttavia, la necessità di un collegamento con la Madre Terra resta e affascina l’idea che tali culti siano posti dove la divinità si manifesta fisicamente con il terremoto.

La festa di San Domenico di Cocullo non si limita solo a questo ma va molto oltre e questo suo ulteriore valore che forse garantirà alla festa un riconoscimento come patrimonio immateriale dell’umanità. Lo vorrei mettere bene in evidenza, in modo che se partecipate alla festa potrete verificarlo e anzi sperimentarlo su voi stessi, e cioè il suo aspetto iniziatico. Per analizzare meglio questa funzione e spiegare anche un altro potere serpentino bisogna esaltare il ruolo dei serpari. Durante la festa i serpari mettono volentieri a disposizione i loro rettili a chi vuole sfilare alla processione devozionale. Questo fatto è importante perché i presenti, superando il naturale disgusto e la paura, finiscono finalmente ed irresistibilmente per essere attratti dai serpenti stessi e volerli manipolare. Per molti si tratta di una “prima volta” ed ecco che si manifesta improvvisamente un attaccamento straordinario al Santo e alla festa che spesso dura una vita.

Ma più specificamente perché gli adolescenti del paese si schierano nella processione rituale dietro la Statua coperta di serpenti aggrovigliati? Perché resistono senza lamentarsi a morsi frequenti quando per la troppa manipolazione e per il calore i serpi che recano in mani si infuriano? Le loro mani e le loro braccia spesso sanguinano. Come spiegare perché il rituale è così sentito dalle nuove generazioni che non rinunciano alla pratica di una tradizione culturalmente distante anni luce dalla nostra? Il potere divino di San Domenico fluisce dal morso del serpente e passa a loro grazie a questo sacrificio pubblico. A Cocullo il sangue, ora generato dal morso, per altro innocuo, dei rettili, una volta veniva offerto al Santo anche ferendosi la lingua sul pavimento della Sua chiesa. Non crediate che sia l’unica offerta di sangue umano legata al serpente-dragone, una festa con un dono simile e una simile iniziazione si tiene a Pacentro. Sorprendentemente anche in questa altra festa (la festa di coloro che corrono scalzi) compare sorprendentemente il drago-serpente, e il rituale fatto dagli adolescenti comprende la pietra e il sangue sacrificale.

La dimensione del sacrificio e della sofferenza in queste feste è sublimata in un affascinante rito, misterioso ed antico, che rafforza il ruolo e lo stato sociale della persona grazie al potere del serpente-drago, ma soprattutto riportando le ragioni della Natura nella sfera dei perché umani.

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