Manifestazione regionale della Cgil, appello a Chiodi per la Valle Peligna

Sciopero alla Magneti Marelli Riaccesi i riflettori sulla crisi

Negli ultimi tre anni persi mille posti La protesta Sitindustrie

SULMONA. Il piazzale della Magneti Marelli, l’azienda più grande del circondario (740 dipendenti), ma anche quella che ha bruciato a tempo di record le settimane di cassa integrazione ordinaria, è diventato il simbolo della manifestazione che ha riacceso i riflettori sulla crisi.
Bandiere rosse e qualche striscione esposto hanno accolto i manifestanti richiamati dalla Cgil.
Sulmona non è stata scelta a caso come sede della protesta regionale. Perché qui la crisi non ha precedenti, come dimostrano i numeri. Mille coloro che hanno perso il lavoro negli ultimi tre anni, 1.330 i lavoratori in cassa integrazione, 300 in mobilità. «Chiediamo alla Regione», ha detto Damiano Verrocchi della segreteria provinciale della Cgil, «di inserire la Magneti Marelli nel piano regionale dell’automotive, per tutelare e potenziare la fabbrica più importante della Valle Peligna. Chiodi non può più rinviare l’impegno assunto nel consiglio regionale del 21 luglio scorso, rispetto alla firma dell’accordo di programma della Valle Peligna e dell’Alto Sangro. L’unico strumento di ripresa produttiva e occupazionale, per una crisi che rischia di sconfinare nel disagio sociale».
«I dati significativi dell’adesione allo sciopero», è intervenuto Umberto Trasatti, segretario provinciale della Cgil, «testimoniano che possiamo ancora mobilitarci su una piattaforma comune di diritti dei lavoratori e dei pensionati».
«La rotazione sulla cassa alla Marelli non viene applicata», interviene Carlo Iannamorelli (Rsu Fiom), «la situazione è incandescente. Mi appello alla Cgil e ai politici affinché intervengano entro il 17 marzo, quando si terrà l’ennesimo tentativo di verifica della rotazione».
Ma va peggio ai 93 lavoratori della Sitindustrie in cassa integrazione, in attesa da 85 giorni del pagamento delle mensilità. «Attendiamo i soldi da dicembre», ricorda Bruno Falconio, lavoratore dell’azienda chiusa, «chiediamo un intervento forte della politica».
La Cgil ha reso noti i dati dello sciopero nel Centro Abruzzo: ha aderito il 60% dei metalmeccanici; il 70 nell’indotto; il 50 nei trasporti; solo il 6%, invece, nel pubblico impiego e nelle scuole.

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