Scoperta anticancro di una scienziata sull’uso della chemio

La ricercatrice Mariani ha studiato al liceo Giambattista Vico e attualmente lavora in un ospedale del Connecticut (Usa)

SULMONA. Si deve alla ricercatrice sulmonese Marisa Mariani la scoperta che cambierà la vita alle donne colpite da tumore alle ovaie. La scienziata, assieme ai suoi colleghi dell'Istituto di ricerca biomedica del Danbury Hospital in Connecticut (Stati Uniti), ha scoperto gli effetti della proteina Hgf e del suo recettore C-Met sui pazienti con la malattia in stato avanzato. Il carcinoma ovarico, se diagnosticato agli ultimi stadi, può essere letale e necessita di intervento chirurgico e aggressive chemioterapie.

In genere le pazienti vengono sottoposte ai cicli di chemio prima dell’operazione; nel caso in cui non dovessero reagire positivamente, l’intervento non avrebbe più senso e il destino risulterebbe segnato. È qui che si inserisce la scoperta della ricercatrice sulmonese, che è riuscita a trovare un metodo per sapere in anticipo il modo in cui le pazienti risponderanno ai cicli di chemio. In pratica il pull di ricercatori ha scoperto che la proteina Hgf e il suo recettore, il C-Met, sono molto elevati nelle pazienti che saranno refrattarie al trattamento neo-adiuvante (con le chemio che precedono l’intervento). La possibilità, dunque, è quella di personalizzare le terapie e soprattutto di evitare di sottoporsi a un aggressivo trattamento tossico, in caso sia inutile. Ma la scoperta va oltre, dal momento che sono allo studio farmaci capaci di inibire la proteina Hgf e il suo recettore C-Met. La giovane ricercatrice sulmonese si è laureata nel 2005 a Padova in Biotecnologie sanitarie, due anni dopo ha conseguito la laurea magistrale alla Cattolica di Roma, dove ha portato a compimento anche il dottorato in Patologia molecolare e ginecologia oncologica. Ora lavora al Danbury hospital in Connecticut. Il suo studio sulle pazienti affette da carcinoma ovarico ha ottenuto l'approvazione dell'Associazione italiana ricerca sul cancro, dell’associazione Oppo e del programma di ricerca sul cancro “Ruth C. Donovan”. Fioccano sui social network i complimenti nei confronti del medico sulmonese, che con grande modestia si limita a ringraziare tutti dall’ospedale statunitense dove lavora. Apprezzamenti anche dai suoi compagni del liceo psicopedagogico “Giambattista Vico”, dove si è diplomata nel 2002. Mariani è un altro dei talenti sulmonesi che ha dovuto lasciare l’Italia per realizzarsi. Proprio come ha fatto Annalisa Di Ruscio, ricercatrice sulmonese di 34 anni che da 7 vive a Boston (Usa) e che lavora all’Harvard medical school, dove ha scoperto l’interruttore per dei geni anticancro.

Federica Pantano

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