Scossa di 3.2 fa tremare l’Aquilano

Epicentro nel Velino-Sirente, in mattinata paura a Manoppello (2.7)

L’AQUILA. Due terremoti in altrettante province abruzzesi hanno fatto tornare la paura del terremoto appena sopita dopo un lieve rallentemento dell’attività sismica nella nostra regione.
Ieri, infatti, la terra ha tremato in provincia dell’Aquila alle 22,21 mentre alle 9.15 un’altra scossa era stata avvertita a Manoppello (Pescara). Nell’Aquilano, dunque, è stata registrata una scossa magnitudo 3.2 della scala Richter nella zona del Velino-Sirente che è stata sentita anche nella Marsica. La profondità, secondo quanto riferito dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, è stata di circa 10,2 chilometri.

Tra i centri dove la scossa è stata avvertita oltre al capoluogo di Regione ci sono Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo Lucoli, Fossa e Ocre ma anche, sia pure in forma più lieve, a Pizzoli, Poggio Picenze e Barisciano, Fagnano Alto, Fontecchio, Prata d’Ansidonia, San Demetrio ne’ Vestini, Sant’Eusanio Forconese, Scoppito, Tornimparte e Villa Sant’Angelo.
Nella Marsica la scossa si è fatta sentire maggormente a Magliano dei Marsi, Massa d’Albe come pure a Ovindoli e a Borgorose in provincia di Rieti. La scossa si è sentita bene anche all’Aquila e a Onna, ma non sono stati segnalati problemi, se non qualche telefonata preoccupata ai vigili del fuoco. I vigili del fuoco hanno riferito di non essere usciti per fare sopralluoghi, visto che non ci sono state segnalazioni specifiche in tal senso. Gli aquilani, del resto, sono abituati a ben altri movimenti tellurici. Comunque qualche attimo di preoccupazione c’è stato. Infatti le gente teme che lo sciame sismico, sotto la forma di piccoli eventi tellurici, possa ripartire come avvenne prima del 6 aprile.

MANOPPELLO.
In tantissimi avvertono un intenso e breve tremore. Sono circa le 9,15. Si pensa a una scossa di terremoto, ma non ci si crede fino in fondo, anche perché la durata è breve. Un impulso di pochi secondi, percepito come un sussulto associato a uno scricchiolio improvviso di mobili della camera da letto, un movimento inaspettato della sedia sulla quale si è seduti, un piccolo crac dai muri o dalle porte e finestre.
Poi il pensiero corre al disastro aquilano e iniziano le telefonate fra parenti ed amici, finché qualcuno si collega al sito dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e apprende che con epicentro nella zona sismologica delle Colline teatine si è verificato un terremoto di magnitudo 2,7 a circa 9 chilometri di profondità.

Timore e paura arrivano dopo aver preso coscienza del fenomeno, anche perché analizzando bene la mappa della localizzazione del terremoto si rileva che l’epicentro è situato tra il territorio di Manoppello e Serramonacesca, in contrada Cese a pochissima distanza dalla Basilica del Volto Santo.
Qualcuno esce di casa, anche se i più la domenica mattina preferiscono dormire fino a tardi, e trova già nel bar di Enzo Villani chi racconta delle sue emozioni nell’aver avvertito distintamente la vibrazione. Stati percettivi del tutto identici si sono registrati nei centri più vicini come Serramonacesca e Lettomanoppello e nei centri che ricadono nel raggio di 10 chilometri di distanza come Abbateggio, Roccamorice, Rosciano, San Valentino, Scafa, Turrivalignani, Casalincontrada, Pretoro e Roccamopntepiano.

Non sono stati rilevati comunque, almeno fino a ieri, danni a strutture pubbliche o private.
Sensazioni ed effetti sono stati prontamente rilevati dall’Ingv in loco dove è stato interpellato a riferire il corrispondente dell’Istituto Nino Domenico Di Pietrantonio, da Lettomanoppello, che dice di aver percepito chiara una scossa secca durata pochi secondi.
Ma dati piu’ precisi si potranno rilevare anche da un sismografo che da circa un anno è situato nel seminterrato del palazzo municipale cittadino.

L’apparecchiatura (arrivata a Manoppello per interessamento degli ex assessori comunale Giovanni Terreri e regionale Filadelfio Manasseri) è blindata e accessibile solo ai tecnici della Protezione civile che periodicamente prelevano i dati in via telematica. «E’ certo che la scossa è di origine tettonica», spiega il geologo Amedeo Di Giulio, «ed è inquadrabile nel movimento generale del sottoscorrimento della placca africana nei confronti di quella europea che ha provocato anche il terremoto aquilano. Dal punto di vista della microzonazione sismica, la cui mappa non ancora viene completata in Italia», continua il geologo, «nulla di certo si può dire sulle eventuali amplificazioni che sono motivo di incremento della pericolosità e di estesi danneggiamenti. Cosa certa è che il sottosuolo in queste zone è composto dalla cosiddetta formazione marnoso arenacea segnata da più faglie che sono sempre motivo di movimenti tellurici».