Scuola e assunzioni Monja dall’Aquila destinata a Milano

Sarà costretta a lasciare in città il marito e i due figli «Il prezzo per avere il ruolo si sta rivelando altissimo»

L’AQUILA. Si definisce una degli “immolati” al ruolo e per il ruolo".

Monja Fini , 36 anni, originaria di Teramo, un marito e due figli, di cui uno di pochi mesi, vive all’Aquila da ormai diversi anni, ma nella notte tra il 1° e il 2 settembre ha ricevuto una proposta di immissione in ruolo da parte del ministero dell’Istruzione come insegnante di sostegno in una scuola media di Milano. È una dei 7mila docenti che, a seguito della cosiddetta fase B del piano di assunzioni voluto dal Governo Renzi, si trova a scegliere tra la propria città e il contratto a tempo indeterminato. «Il prezzo da pagare per il ruolo è altissimo per chi ha famiglia», dice, «costringerci al trasferimento vuol dire far soffrire i nostri figli, facendo cambiare loro scuola, amici, punti di riferimento. Vuol dire, inoltre, renderli poveri perché al nord con il nostro stipendio si stenta ad arrivare a fine mese».

Per Monja questo non sarebbe il primo trasferimento: quattro anni fa ha deciso di lasciare Piacenza, dove si prospettavano tempi brevi per l’immissione, per tornare all’Aquila da suo marito. «Adesso mi chiedono di partire di nuovo. Anche mio marito sarà costretto a seguirmi», spiega, «i miei genitori sono a Teramo e hanno gravi difficoltà. All’Aquila abbiamo una casa, gli amici, una vita costruita con sacrifici. A volte ho voglia di rinunciare all’assunzione, ma so di non poter mandare all’aria una vita di studi e sacrifici fatti per la scuola».

Alle difficoltà familiari si aggiungono anche quelle professionali. «Questa riforma non ci lascia liberi di scegliere», continua Monja. «Per me hanno deciso loro: da sempre lavoro nelle scuole superiori, mentre adesso mi ritrovo assunta alle medie grazie ad un’abilitazione mai utilizzata prima». Nella fase B del piano Renzi, infatti, non c’erano posti per tutte le classi di concorso, ma chi era in possesso di un’abilitazione sul sostegno nelle scuole materne, elementari o medie ha avuto comunque una proposta di assunzione. «Pur avendo molti anni di precariato non avevo un punteggio alto sul sostegno nella scuola media poiché ho sempre lavorato alle superiori, alcune mie amiche sono riuscite con qualche punto più di me a essere assunte molto più vicino: a Rieti per esempio. Se anziché 28 punti ne avessi avuti 40 probabilmente sarei rimasta nel centro Italia, a Roma. Mi sento davvero di far parte di una lotteria. Adesso l’unica speranza è quella dell’assegnazione provvisoria o della maxi mobilità del prossimo anno, prevista dal piano ministeriale».

Michela Corridore

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