Scuole senza tricolore, i presidi si dividono

La decisione del primo cittadino di togliere la bandiera è contestata da alcuni e condivisa da altri

L’AQUILA. Divide i presidi aquilani la decisione del sindaco Massimo Cialente di togliere il tricolore dalle scuole e dagli uffici comunali. Dal provvedimento sono state interessate le elementari e le medie della città. Restano invece le bandiere sulle scuole superiori, di competenza provinciale.

A opporsi nettamente all’ordinanza è stato Giuliano Tomassi dirigente della media Dante Alighieri, con sede all’Aquila e a Paganica, e del circolo De Gasperi (scuole elementari del Torrione e di San Francesco). Il preside con una «contro-protesta» ha impedito agli operai del Comune di togliere le bandiere nelle scuole sotto la sua direzione. Intanto, per un errore, il tricolore ieri sventolava anche sulla nuova sede del consiglio comunale, a Villa Gioia. «Incredibile», secondo il preside dell’istituto Cotugno e consigliere comunale, Angelo Mancini che si chiede: «Se non si riesce a togliere la bandiera al Comune come si farà a ricostruire la città? È assurdo, inoltre, che si debbano impiegare gli operai comunali un intero pomeriggio in questo lavoro. Mi sembra anche strano che un’ordinanza possa essere superiore a una legge dello Stato». Condivide la protesta, invece, il vicepreside della media Mazzini-Patini Damiano Lupo. «Quando ho visto due operai del Comune in divisa che armeggiavano con l’asta della bandiera, pensavo che la volessero sostituire, visto che è vecchia e sdrucita», racconta. «Poi mi hanno spiegato di cosa si trattava. Non ci siamo opposti, intanto perché l’autorità del sindaco va rispettata, poi perché ha ragione a protestare». Della stessa opinione Natale De Angelo preside della media Carducci, seriamente preoccupato per il futuro della scuola e della città: «Non so se sarà una protesta valida, quella di Cialente: potremo verificarlo solo nei prossimi giorni. È certo un gesto eclatante, significativo. L’organo di governo locale è il sindaco, non ci potevamo rifiutare di seguirne le direttive. Se è arrivato a questa decisione, evidentemente a Roma ci prendono in giro. Nella sostanza sono d’accordo con la decisione di alzare la voce, nei modi magari potevano esserci comunicazioni più tempestive alle scuole. Siamo rimasti un po’ spiazzati nel vedere che il tricolore era stato tolto, senza che nessuno ce lo comunicasse ufficialmente».

Michela Corridore

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