I rilievi dopo la tragedia dell'asilo

L'AQUILA

Scuole sicure, il comitato attacca: «Il premio? Uno schiaffo in volto» 

Nuove reazioni dopo la nota d’indignazione dei genitori del piccolo Tommaso morto nell’asilo di Pile. Il portavoce Prosperococco: «Una vergogna: da 14 anni siamo ancora senza un istituto ricostruito»

L’AQUILA. «”Uno schiaffo in faccia”, nulla da aggiungere. Una vergogna 14 anni senza scuole sicure e ricostruite». Massimo Prosperococco, portavoce e animatore del comitato Scuole sicure, ha portato fino alla presidenza della Repubblica la battaglia civica per la ricostruzione di edifici rispondenti non soltanto a criteri di antisismicità, ma anche a quelli di inclusione e accoglienza. Con altri genitori ha bussato a tante porte ribadendo la necessità di abbandonare le «scuole di latta» per avere «strutture vere, scuole con la S maiuscola». Ora, di fronte all’indignazione espressa dai genitori del piccolo Tommaso D’Agostino – che nell’asilo di Pile ha perso la vita, travolto da un’auto mentre giocava nel giardinetto – a fronte del premio “Scuole sicure e confortevoli” assegnato al Comune e ritirato, nei giorni scorsi, dal sindaco Pierluigi Biondi, non nasconde tutta la sua amarezza.

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«Mai più tragedie»
«Mai premio più ingannevole, di cosa parliamo? Dei Musp? Delle scuole future da ricostruire dopo 14 anni?», incalza Prosperococco. «Il premio, tra l’altro, è stato comunicato male perché è legato a una scuola che deve venire non a quelle presenti. Questo è il problema serio, il nodo centrale: devono ancora arrivare le scuole sicure e nuove all’Aquila. Si tratta di un concetto che sembra scontato, ma è utile ribadire specialmente in questa circostanza». Eppoi la ferita, fresca, del piccolo Tommaso. «Il ricordo della tragedia è recentissimo e ci riguarda tutti. Ci riporta al tema principale della sicurezza delle scuole. Noi come comitato, più che sulla pura e semplice ricostruzione, ci siamo battuti per la sicurezza di tutti i tipi, da quello strutturale all’antincendio, dall’ambiente circostante alla viabilità, ai servizi. Quando si è lontani dalle tragedie si fa presto a dimenticare: noi vorremmo che non accadesse mai più. Lo dobbiamo a loro, a tutte le vittime, dev’essere un impegno politico prioritario sia dei cittadini sia di chi amministra: gli aquilani non devono accontentarsi dello stato dell’arte».

Massimo Prosperococco

La battaglia va avanti
«Per la città dell’Aquila»,. argomenta ancora Prosperococco, «l’obiettivo della sicurezza delle scuole, e dei bambini e ragazzi che le frequentano, va messo al primo posto. Quando accadono cose del genere si riaccende la voglia di mobilitarsi tutti insieme come comunità. Sono tantissimi anni, ormai, che cerchiamo di occuparci di questo tema in maniera forse scomoda per la politica, perché stiamo sempre lì a pungolare. Ora la battaglia va avanti anche con altri amici e genitori. Faccio un esempio: io ho cominciato la battaglia nel 2014, mio figlio nel frattempo si è diplomato e ha preso anche la laurea triennale. Ci sono nuovi genitori che si occupano di questo problema che non è ancora risolto. Dopo 14 anni siamo ancora qui. Se ci sono prospettive per la ricostruzione pubblica, se si comincia oggi a metterci le mani, forse nel 2029, a 20 anni dal sisma, avremo una scuola nuova e sicura e tutto questo è inaccettabile». Prosperococco traccia un bilancio negativo. «Le scuole rifatte sono pochissime, a parte la Mariele Ventre e qualche piccolo edificio. Non può bastare. C’è una forte amarezza perché la comunicazione politica spesso dimentica lo stato dell’arte e non pensa a come stanno realmente le cose. Per la politica l’importante è comunicare e a volte si sbaglia anche. In questo caso», conclude, «è stata una “leggerezza” pesante, che provoca indignazione e ferisce tante persone». Molti i messaggi di protesta da parte di aderenti al comitato.
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