Sei ore per una ingessatura

Spalla fratturata: anziana deve attendere lo specialista

SULMONA. Arrivata intorno alle 13 all'ospedale cittadino, esce nel tardo pomeriggio per un ingessatura alla spalla. Quasi 6 ore, la maggior parte passate in corridoio ad accudire senza altri aiuti la madre dolorante e affetta da un morbo degenerativo. Un'attesa lunga prima di poter varcare la soglia della sala gessi.

Castelvecchio Subequo: una caduta per le scale di casa ha costretto l'ottantaduenne C. P. a lasciare il centro Subequano e recarsi all'ospedale di Sulmona per accertamenti.  La corsa in auto affrontata dalla figlia dell'anziana per sottoporre la madre alle cure dei medici. Una volta giunte in ospedale hanno dovuto attendere circa un quarto d'ora per la visita al pronto soccorso poi, l'attesa per la radiografia, arrivata comunque intorno alle 14,40 infine, la cura. Una ingessatura alla spalla per una frattura da applicare nella sala gessi.  Ma proprio per l'ultima prestazione sanitaria mamma e figlia hanno dovuto attendere più di due ore nel corridoio adiacente la sala preposta per l'intervento.

Pochi minuti prima delle 18 le porte della sala gesso si sono finalmente aperte e l'applicazione del gesso è durata poco più di mezz'ora. Nel mentre c'è stato un tempo infinito fatto di tante ore durante le quali la figlia dell'anziana, ha dovuto lottare contro l'attesa dell'intervento, il dolore e la malattia degenerativa della madre che le impediva di stare ferma. «Abbiamo passato oltre due ore senza poter contare sull appoggio di nessuno. Momenti infiniti» ricorda «vissuti con mia madre che si lamentava e si agitava a causa del dolore, in attesa dell'intervento dello specialista».

Una situazione difficile da gestire che ha visto la donna reagire con calma concentrando l'attenzione sull'anziana madre, mentre dal personale infermieristico le dicevano di attendere. Un avviso che nelle ore di attesa si è ripetuto più volte. «Facciamo l'impossibile» hanno puntualizzato dal pronto soccorso «ma la carenza di personale è tanta e siamo costretti a farci in quattro per assistere i pazienti. Oltre a turni massacranti, tra l'altro, di notte, l'ospedale diventa terra di nessuno dal momento che il posto di polizia è chiuso».  «Da anni» ha aggiunto il responsabile del Tribunale del malato Edoardo Facchini «chiediamo che anche l'ospedale di Sulmona si doti di una figura in grado di selezionare, in base alle necessità e urgenze, prima che i pazienti entrino nell'ospedale. Questo passaggio» continua «dovrebbe coadiuvare i codici di priorità che vengono stabiliti una volta che un paziente è entrato. Il filtro all'ingresso» conclude Facchini «potrebbe garantire una migliore gestione dei singoli casi.

Lo stesso che potrebbe dare sostegno magari nei casi di anziani con particolari patologie, come in quello della signora di Castelvecchio». Una richiesta che non è stato possibile riformulare ai vertici della Asl Avezzano-L'Aquila-Sulmona, che nella giornata di ieri non sono stati raggiungibili. (f.c.)

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