Sequestrato il lusso dei rom a reddito zero

Il tribunale: i Di Silvio risultano nullatenenti ma hanno ville sfarzose, appartamenti, soldi e automobili di grossa cilindrata

AVEZZANO. Possedevano appartamenti, macchine, ville lussuose a San Pelino e in via Europa, e diversi conti correnti, beni per un milione e duecentomila euro. Sulla carta, però, erano nullatenenti. L’intero patrimonio è stato sequestrato a una famiglia avezzanese rom priva di reddito grazie a una misura di prevenzione patrimoniale disposta dal tribunale dell’Aquila su proposta del questore Alfonso Terribile. Dalle indagini sarebbe emerso che quanto posseduto dalla famiglia sia frutto di attività illecite. Il gruppo familiare è composto da sette persone, con a capo Ferdinando Di Silvio, 61 anni. Il blitz che ha portato al maxi-sequestro è stato eseguito alla luce delle indagini e di una serie di operazioni antidroga messe in atto negli ultimi anni dal commissariato di Avezzano e dalla squadra anticrimine, guidata dal sostituto commissario Gaetano Del Treste. L’indagine patrimoniale è scaturita dall’analisi dei comportamenti e del tenore di vita degli indagati da parte del commissariato di Avezzano diretto da Paolo Gennaccaro che insieme al capo di gabinetto Alessandro Gini ha illustrato in una conferenza stampa i dettagli dell’operazione. I riscontri incrociati dell’Anticrimine, del commissariato, e delle Fiamme gialle di Avezzano guidate dal capitano Giovanni Marra, hanno fatto venire alla luce sia una sproporzione tra i redditi dichiarati, spesso pari a zero, sia il valore dei beni della famiglia rom, che ha legami di parentela acquisiti anche coi più famosi Casamonica. All’operazione hanno collaborato anche le questure di Frosinone, Milano, Siena e Bologna dove hanno sede legale alcuni istituti bancari presso i quali sono stati bloccati alcuni rapporti finanziari, come avvenuto anche in alcuni uffici postali. A capo del nucleo familiare c’è Ferdinando Di Silvio, detto Pantera, persona nota in questura. Con lui la moglie Filippa Morelli. Ci sono poi i tre figli e due loro compagne. Tutti i membri della famiglia Di Silvio non risultano svolgere alcuna attività lavorativa. Dopo gli accertamenti il tribunale presieduto dal giudice Giuseppe Grieco ha ritenuto alcuni componenti la famiglia socialmente pericolosi, dediti a traffici delittuosi e con un tenore di vita tale da far ritenere che vivevano con i proventi di attività illecite. La famiglia Di Silvio (assistita dal legale Pasquale Milo) temendo sequestri già applicati a loro parenti, ha tentato di nascondere il patrimonio costituendo un fondo patrimoniale e utilizzando auto a noleggio o intestate ad altri anziché acquistarle. «Su alcuni dei componenti», ha spiegato la dirigente dell’Anticrimine della questura Gabriella Ligregni, «gravano precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e in materia di stupefacenti».

©RIPRODUZIONE RISERVATA