Settanta disabili mentali nel mondo del lavoro
Lo psichiatra Sconci: «Proiezioni e mostre per raccontare l’attività svolta» Il progetto ha consentito ai pazienti di avere un posto nella società
L’AQUILA. C’è chi lavora alla reception del Centro di salute mentale, chi in una biblioteca e chi, addirittura, ha intrapreso una piccola attività commerciale. Sono questi i «disabili mentali» di oggi: inseriti nella società, capaci di conquistarsi un posto nel mondo del lavoro grazie al modello innovativo per il recupero dei pazienti affetti da malattie mentali, anche molto gravi, attuato dallo psichiatra e direttore del Dipartimento di salute mentale Vittorio Sconci e dal suo staff. Un metodo di lavoro – denominato «Progetto Armonia» – che ha consentito di dare ai pazienti psichiatrici un posto nella società. Ora questa esperienza viene raccontata in una mostra fotografica con proiezione di video che sta facendo il giro dell’Asl provinciale già da qualche settimana. Nel capoluogo la mostra si terrà fino al 6 febbraio al Palazzetto dei Nobili, dalle 10 alle 19; poi si sposterà alla cantina «Ju Boss» il 6 e 7 febbraio. La mostra sarà accompagnata da un convegno che approfondirà il progetto Armonia analizzando l’iter terapeutico con un seminario in due giorni: l’11 febbraio dalle 9 alle 17 e il 12 febbraio dalle 9 alle 12 all’auditorium Parco della Musica a Roma. «Questo metodo di approccio alla cura del soggetto punta sul reinserimento sociale e lavorativo e non sulla permanenza nell’ospedale psichiatrico giudiziario oppure in altri luoghi di restrizione come strutture manicomiali», ha spiegato Sconci alla presentazione del convegno, «e che con questa mostra vogliamo raccontare. Perché abbiamo scelto le immagini e i video? Perché le immagini sono reali, raccontano la vita dei pazienti dal di dentro, in modo diretto e senza filtri. Il nostro obiettivo», ha aggiunto, «è far sì che nell’immaginario collettivo l’idea del vecchio manicomio venga cancellata e sostituita dalle immagini nuove di queste persone che stanno ricostruendo, grazie al nuovo approccio terapeutico, la loro nuova soggettività». I pazienti con disabilità mentale hanno bisogno, per Sconci, «non soltanto degli operatori psichiatrici, ma anche della collaborazione e del coinvolgimento di altri soggetti e altre realtà, come quelle imprenditoriali, gli enti locali, le istituzioni». Fotografia e filmati «sono strumenti che entrano nel vissuto delle persone. Il superamento dell’ospedale psichiatrico è avvenuto già da tempo. Adesso dobbiamo fare un passaggio successivo, quello dell’accettazione e della condivisione». Settanta i pazienti inseriti in diversi contesti lavorativi e integrati nella società.
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