Ispezione della Forestale, primi sospetti su un’azienda. Preoccupati i gestori dell’impianto

Si ferma il depuratore di Sulmona

Guasto per gli scarichi illeciti, si temono miasmi e danni ai fiumi

SULMONA. In tilt il depuratore di Santa Rufina, che serve il comune di Sulmona e il nucleo industriale. La disfunzione, che potrebbe creare seri danni all'ambiente, è stata causata da scarichi anomali che hanno annullato l'effetto dei reagenti e quindi il ciclo di depurazione.

Sulla vicenda sta indagando il Corpo forestale. Si vuole scoprire l'origine del guasto ed eventuali responsabilità da parte di fabbriche del nucleo o di altri insediamenti che scaricano i loro liquidi nel collettore cittadino. Ieri pomeriggio, gli uomini della forestale, sotto la guida del comandante Antonio Amatangelo, hanno effettuato un primo sopralluogo per cercare di capire la tipologia della sostanza che ha scombussolato il regolare funzionamento dei fanghi chimici che vengono utilizzati per la depurazione delle acque. 

Dai primi riscontri sembrerebbe che gli scarichi incriminati provengano da una delle industrie casearie della zona, che avrebbe riversato un quantitativo eccessivo di liquami nel collettore comunale. Un'ipotesi che andrà comunque accertata anche perché il blocco dell'impianto avrà delle pericolose ripercussioni sull'ambiente.  In particolare per i fiumi Sagittario e Aterno dove finiscono le acque provenienti da Santa Rufina.

Come hanno sottolineato i gestori del depuratore, che si dicono «fortemente preoccupati» per le conseguenze ambientali che potrebbero verificarsi con il blocco del depuratore. Già l'anno scorso l'impianto era andato in tilt per un incidente analogo (sempre a luglio) provocando l'inquinamento dei due corsi d'acqua che attraversano la Valle Peligna.

Oltre a una situazione di forte disagio nei paesi vicini al depuratore - come Pratola Peligna, Roccacasale e la stessa Sulmona - per l'odore nauseabondo che caratterizzò quel periodo estivo per almeno una quindicina di giorni.  La normalità fu ripristinata con grande difficoltà a causa della carenza di liquidità in cui versava il Consorzio per lo sviluppo industriale che gestisce l'impianto. 

Ma questa volta il problema potrebbe essere ancora più grave di allora perché le casse del consorzio sono ancora più vuote e non ci sono i fondi necessari per riparare l'impianto entro tempi brevi. E tutto questo a pochi giorni dall'arrivo del Santo Padre in città e di migliaia di fedeli che della trasferta in Valle Peligna potrebbero ricordare oltre alle bellezze artistiche, naturali e monumentali di Sulmona, anche il cattivo odore emanato dal depuratore.

Sulla gestione dell'impianto di Santa Rufina è in corso da anni una battaglia legale tra il Consorzio per lo sviluppo industriale e la Saca, la società che gestisce il ciclo integrato dell'acqua e quindi anche la bollettazione. La mancanza di liquidità del Consorzio sarebbe figlia del debito che avrebbe maturato la Saca nei suoi confronti, non versando le somme relative alla depurazione che la società ha regolarmente incassato dai cittadini. 

Una situazione che ha spinto il Consorzio a rivolgersi al tribunale chiedendo l'autorizzazione a chiudere l'impianto proprio a causa della Saca che non pagherebbe il servizio di depurazione. Un contenzioso che sembrava essere stato risolto con un accordo che prevedeva il pagamento di 350 mila euro da parte della Saca con il passaggio di gestione del depuratore alla stessa società. Ma è proprio su questo punto che il Csi non vuole mollare.

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