cantiere di via roio

Sottoservizi, i lavori rallentano

Ipotesi di intervento meno invasivo al posto del tunnel intelligente

L’AQUILA. Si annunciano ulteriori rallentamenti nel maxi cantiere per la realizzazione del tunnel intelligente che conterrà i nuovi sottoservizi del centro storico. La Soprintendenza, infatti, ha deciso di proseguire le verifiche nelle “viscere” di via Roio, dove è cominciato lo sbancamento. Dopo il sopralluogo di ieri da parte dei tecnici, infatti, si è resa necessaria una «verifica progressiva del sottosuolo, con la realizzazione di quella che in gergo tecnico si chiama trincea», come spiega la soprintendente unica per il cratere, Alessandra Vittorini.

Si tratta, in buona sostanza, di uno scavo controllato cui parteciperà anche un’archeologa per verificare la presenza di eventuali reperti da salvaguardare e decidere la fattibilità o meno del tunnel nella zona. Non è remota, infatti, la possibilità che la galleria venga sostituita da una polifora: un manufatto in calcestruzzo costituito da più fori per accogliere i cavi necessari ai sottoservizi. La polifora, appunto, sarebbe meno invasiva rispetto al tunnel che sarà ad altezza d’uomo per essere ispezionabile e che raggrupperà le reti idrica, elettrica, fognaria e Internet. «Poiché la zona è particolare bisogna usare le dovute attenzioni», continua la Vittorini. «Non dimentichiamo, infatti, che proprio sopra allo scavo c’è la cattedrale, che stiamo parlando di un vicolo piuttosto stretto con fondazioni di palazzi molto vicine e che il sottosuolo è spesso caratterizzato dalla breccia aquilana, una roccia». Intanto, nei prossimi giorni la Soprintendenza riceverà anche la relazione archeologica sui ritrovamenti nella zona di via Sallustio, dove sono venuti alla luce nelle scorse settimane due muri che si appoggiano l’uno all’altro, divisi solo da una intercapedine. A seguito della relazione si deciderà se continuare le indagini o meno. «Da quello che ho potuto capire non si tratta di rinvenimenti di particolare pregio», conclude la soprintendente, «ma sono resti comunque importanti per capire cosa custodisce il sottosuolo aquilano».

Michela Corridore

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