Spari contro la giornalista, primi indagati all'Aquila

Sequestrate alcune armi per valutare la compatibilità col calibro usato per colpire l’abitazione a Capodanno

L’AQUILA. Primi indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica sul misterioso episodio degli spari nella notte di Capodanno contro l’abitazione di Daniela Braccani, conduttrice del telegiornale e volto noto dell’emittente televisiva locale Tvuno. Gli investigatori hanno provveduto a sequestrare, nei giorni scorsi, alcune armi tra le quali potrebbe nascondersi proprio la pistola che ha sparato quella notte. Il sequestro è stato effettuato allo scopo di circoscrivere il raggio d’azione degli investigatori, i quali vogliono sottoporre le armi a una serie di approfonditi accertamenti tesi a verificare la compatibilità dei reperti (tra cui un’ogiva) sequestrati nel luogo dove sono stati esplosi i colpi con il calibro di queste armi. Ovviamente, per poter procedere agli accertamenti in questione, la Procura ha disposto l’iscrizione nel registro degli indagati delle persone che, in base alle indagini fin qui svolte, hanno la disponibilità di queste armi. Tuttavia si tratta solo del primo passaggio per cercare di arrivare ad accertare in tempi rapidi la verità sui fatti di quella notte. Un episodio, quello degli spari di via dei Colatoi a Coppito, che ha destato sconcerto in città soprattutto per le modalità con cui è stato messo in atto. E per le conseguenze che avrebbe potuto avere, visto che in casa, al momento dell’esplosione di quei colpi, era riunita tutta la famiglia per festeggiare l’ultimo dell’anno.

LA PISTA LOCALE. Secondo quanto si è appreso, anche se non è stato ancora definito in maniera precisa il movente dell’azione criminosa, è certo che gli investigatori stiano seguendo soprattutto quello che porta alla pista locale. Infatti pare da escludere che quello avvenuto nella notte di Capodanno sia stato un gesto intimidatorio riconducibile a personaggi in qualche modo legati alla criminalità organizzata. Le indagini stanno procedendo in diverse direzioni.

POCHI RISCONTRI. Dal racconto delle persone ascoltate dopo l’episodio per cercare di capire chi e perché possa aver sparato contro i vetri dell’abitazione della famiglia Braccani non sono emersi spunti ulteriori rispetto agli impulsi iniziali raccolti dagli investigatori. Gli interrogatori condotti in questi giorni sono stati numerosi. I racconti finora ascoltati non hanno contribuito a indirizzare l’indagine su un’unica pista, quella ritenuta più credibile. A questo punto l’indagine è partita...dalla fine. Cioè dall’analisi dei proiettili esplosi per cercare di risalire all’autore del gesto. Per circoscrivere la ricerca sono state prese in esame prima di tutto le persone in possesso del porto d’armi che risultano detenere una pistola simile a quella che ha sparato quella notte. Non necessariamente, tuttavia, in casi del genere, chi viene indagato nella prima fase è da considerarsi realmente come l’autore materiale del gesto. Tuttavia si tratta di esami ritenuti importanti anche e soprattutto per cominciare a escludere alcune delle ipotesi inizialmente circolate. Gli esiti delle perizie balistiche disposte dal magistrato saranno resi noti nei prossimi giorni.

LE TELEFONATE MUTE. Non viene trascurato neppure l’elemento, fornito inizialmente dalla stessa Braccani, delle telefonate anonime ricevute sia direttamente sia sul posto di lavoro anche nei giorni immediatamente precedenti l’episodio incriminato. È per questo motivo che gli accertamenti stanno riguardando anche i tabulati telefonici.

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