Stazioni sciistiche chiuse Gli operatori: è il tracollo 

L’appello del sindaco Di Donato: situazione drammatica, servono subito i ristori Colecchi ( Federturismo) : ci sono seri problemi di liquidità, così non c’è futuro

ROCCARASO. L’altalena del “si apre-non si apre” ha finito per rendere la situazione dell’Abruzzo interno ancora più drammatica con imprenditori, albergatori e dipendenti stagionali che non sanno più a che santo votarsi. Per tutti è l’incertezza il nemico numero uno. A lanciare il grido d’allarme è il sindaco di Roccaraso Francesco Di Donato: «Siamo preoccupati perché la situazione si fa sempre più grave e drammatica. La montagna rischia di subire un colpo mortale se non si interviene rapidamente. Il mio è un appello alla Regione e al governo: bisogna accelerare i ristori per tutte le categorie e tenere alta l’attenzione non solo in questo periodo di crisi ma anche nel futuro, nel momento in cui bisognerà tenere ben presenti le iniziative da intraprendere soprattutto nel rilancio delle infrastrutture e quando si discuterà dei Piani europei, il Recovery fund e soprattutto il Cis Abruzzo».
Per il presidente di Federturismo Dario Colecchi, il problema più grande per gli operatori è quello della liquidità: «Ci sono imprenditori che hanno riqualificato le proprie strutture e altri che devono ancora farlo. In molti casi si tratta di piccole e micro imprese che hanno attraversato un cambio generazionale e che hanno dei seri problemi di liquidità. Con la mancanza di liquidità il rating delle singole aziende rischia di sprofondare limitando o addirittura azzerando, in questo modo, la partecipazione a bandi per essere pronti nel prossimo decennio». Per gli albergatori parla Gloria Di Cola Marchetti dell’hotel Boschetto di Roccaraso. «Abbiamo ricevuto ristori che non ci consentono di pagare nemmeno la bolletta dell’Enel, ma la cosa che ci sta uccidendo è un’apertura che in effetti è una chiusura perché non ci permette di poter programmare nulla. Così non si può lavorare».
Raffaele Di Vitto, proprietario del parco “La Coppa dell’Orso” sull’Aremogna rincara la dose: «Avevamo garantito ai nostri dipendenti l’immediata assunzione. Avevamo promesso ai nostri fornitori che con i primi incassi avremmo pagato le forniture, purtroppo siamo stati costretti a non mantenere le nostre promesse. Ora si parla del 15 febbraio. Ci potrebbero salvare i ristori ma la Regione dopo aver fatto una legge il 3 dicembre non provvede ancora a rispettarla. Quelli che non avranno niente sono i nostri dipendenti che se non riparte la stagione resteranno senza lavoro».
Per Roberto Del Castello direttore degli impianti dell’Aremogna, quella di ieri doveva essere la giornata della ripresa. «Siamo demoralizzati perché si continua a demonizzare la montagna. Con grandi sacrifici economici abbiamo fatto tutto quello che ci era stato detto di fare adottando un protocollo di sicurezza tra i più stringenti per evitare il rialzo della curva pandemica. Siamo davanti a un tracollo finanziario, a un grande disastro sia per le famiglie sia per le micro imprese. Fino ad oggi il Centro Abruzzo ha già perso il 60% di quello che era stato preventivato e il crac c’è già stato. Contiamo e speriamo che con la riapertura degli impianti di risalita, prevista per il 15 di febbraio, si possano limitare i danni». Per Gianmaria Fisco Del Castello, responsabile delle strutture di ristorazione in alta quota del comprensorio sciistico Roccaraso-Rivisondoli, l’ultima spiaggia è rappresentata dalla data del 15 febbraio. «Siamo già a una perdita che sfiora il 90 per cento. Ci sono 200 dipendenti che lavorano solo nella ristorazione e che aspettano di essere chiamati. Persone che non percepiscono né reddito né cassa integrazione e che chiedono solo di poter lavorare».
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