Terremotati e sgomberati È un’odissea senza fine
Pomeriggio con gli sfollati costretti a lasciare i map che sono stati costruiti male. Una coppia: è già il terzo spostamento che ci fanno fare, non abbiamo pace
L’AQUILA. «Terremotati e sfrattati». Ma non si dica che «siamo lamentosi». I residenti del villaggio map (moduli abitativi provvisori) di Tempera li trovi indaffarati a mettere nei grandi sacchi neri per l’immondizia le ultime vettovaglie da portare via, dopo che il Comune ha ordinato “lo sgombero” di tutti gli alloggi delle piastre 2 e 4 (16 appartamenti in tutto) risultati non adeguati a resistere a forti terremoti e costruiti con scarsa qualità.
La storia è quella delle strutture provvisorie, poste sotto sequestro preventivo, di Cansatessa-San Vittorino, Assergi, Tempera 2 (località San Biagio), e Arischia. Una storia che ha lasciato frastornati i residenti dei villaggi che avrebbero dovuto sentirsi al sicuro in quelle case. E invece per tre anni hanno vissuto in abitazioni non realizzate a regola d’arte e non antisismiche. A Tempera i residenti sono per lo più pensionati. Età media: 70 anni. Molti vivono completamente soli. E come «pacchi postali» si preparano a essere «spostati» verso altre collocazioni. «Noi andremo in un appartamento del quartiere del progetto Case di Tempera», spiegano Franco Mancuri, 81 anni, e sua moglie Elvira Ciuffini, 82. «È il terzo spostamento che facciamo dal terremoto», raccontano. Sembrava finita la diaspora per loro, invece si ricomincia. Franco ed Elvira hanno tempo fino a questa mattina alle 11 per riempire i loro sacchi. C’è da metterci dentro ancora tutte le medicine: quelle per la pressione e per il cuore, prima di tutto. Poi la biancheria e i televisori. Sono stanchi, ma scherzano e si danno da fare, perché la vita ha loro insegnato che di fronte ai problemi si deve agire, e non restare ad aspettare. Ma hanno volti tirati per la stanchezza. «Qui non si poteva più stare», aggiunge Franco, indicando il pavimento del soggiorno rialzato in più punti per le infiltrazioni d’acqua.
Provata dal trasloco anche Maria Urbani, 54 anni, consulente del lavoro che oggi ha l’importante scadenza dei contributi. Ha lavorato di notte per rispettare i tempi, perché «da giovedì non faccio altro che riempire pacchi». La Urbani scende di corsa le scale di ferro per lanciare al volo la sua proposta: «La procura della Repubblica deve sequestrare tutti i beni di Rocco Ragone (agli arresti domiciliari per falso, estorsione, peculato e truffa, insieme ad altre persone indagate, ndr), e metterli a disposizione della ricostruzione della città». Maria Pelliccione, 76 anni, ha rinunciato da tempo a tamponare l’umidità che filtrava attraverso le pareti della camera da letto, si è rassegnata a riempire la macchina della sorella con i propri bagagli. Destinazione: progetto Case di Tempera. Alfredo Ettorre, anche lui pensionato, si prepara con la famiglia a fare il quinto trasloco in quattro anni. Quando, tra due mesi, sarà pronta la loro casa a Gignano, sarà il sesto. Ma che fine faranno i map mal costruiti? «Il loro destino dipende dal risultato degli accertamenti: sceglieremo la soluzione meno onerosa per l’ente pubblico», spiega l’assessore all’Assistenza alla popolazione, Fabio Pelini. Che può anche significare buttarli giù definitivamente.
Marianna Gianforte
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