Terrore sulla nave da crociera: 20 aquilani alla deriva nel Tirreno

Un incendio in sala macchine porta fuori rotta la Msc Orchestra, poi rimasta in balìa delle onde. Viaggiatore racconta l’ansia vissuta da oltre 3mila passeggeri tratti in salvo da un rimorchiatore
L’AQUILA. Genova, Marsiglia, Barcellona, Ibiza, Cagliari, Civitavecchia e infine di nuovo Genova. Un itinerario perfetto per chi aveva scelto di festeggiare i 50 anni di matrimonio con una crociera nel Mediterraneo. Ma non per un gruppo di aquilani, le cui nozze d’oro si sono trasformate in nozze “di fuoco”, con la nave alla deriva al largo della Corsica e un forte odore di bruciato proveniente da sotto coperta. Poi l’annuncio, in piena notte, da parte del comandante, Pietro Esposito, che invita tutti i passeggeri a mantenere la calma, sostenendo fosse tutto sotto controllo, con molte persone buttate giù dalle rispettive cuccette, salvagente alla mano, spaesate, e con la mente che torna in automatico al disastro della nave Concordia. La disavventura della Msc Orchestra passa attraverso il dramma vissuto dagli oltre 3mila passeggeri imbarcati solo pochi giorni prima e poi ritrovatisi alla mercé di un bestione di 92.409 tonnellate di stazza ormai fuori controllo, trascinato dalle correnti in uno specchio d’acqua nero che nulla aveva a che vedere con quello della rotta prestabilita, e le fiamme che divampano in sala macchine. Poi l’arrivo salvifico di un rimorchiatore da Livorno, che aggancia la nave in difficoltà e la traghetta fino al porto di Genova dov’era inizialmente diretta, ma con 11 ore di ritardo rispetto alla tabella di marcia. Tutti i passeggeri hanno così raggiunto la terraferma senza conseguenze, al di là di un brutto spavento. Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta per far luce sulle cause dell’incendio.
LA TESTIMONIANZA
Tra la ventina di aquilani presenti sulla Msc Orchestra, anche Raffaele Alloggia, di Paganica, che ha riepilogato quelle ore drammatiche, poi finite per il meglio. «Eravamo quasi tutte coppie che avevano scelto di salire a bordo di quella nave per festeggiare i 50 anni di matrimonio, un traguardo oggi sempre più raro», racconta. «La crociera, una meta agognata da tempo, si è invece trasformata in una trappola nelle acque tra Capraia e la Corsica. Verso l’una è scattato l’allarme in codice nelle cabine. La nostra era al 9° piano, ma eravamo così stanchi che abbiamo sentito soltanto un forte frastuono, come in un sogno, mentre altri sono usciti nei corridoi in pigiama con il salvagente a portata di mano. Il corridoio era buio, invaso dal fumo che saliva dalla sala macchine. Molte le persone che per paura sono salite fino al 13° piano, dove ci sono le piscine e grandi spazi a cielo aperto. Alle 6 circa, io e mia moglie ci siamo svegliati e dal balcone della nostra cabina abbiamo notato che la nave era ferma. Non lontano si vedeva il faro della costa della Corsica, con la nave, ormai alla deriva, che puntava in quella direzione spinta dalle correnti, e la conferma che fossimo fuori rotta da un messaggio sul telefono che mi dava il benvenuto in Francia. Il comandante, dopo averci assicurato che la situazione era sotto controllo, ci ha invitati a mantenere la calma e ogni due ore ci aggiornava sull’evolversi della situazione. In uno di questi aggiornamenti ci è stato annunciato l’annullamento delle altre tappe della crociera, iniziando così, secondo un rigido protocollo, l’evacuazione dei circa 3.000 ospiti provenienti da ogni parte del mondo. È andata bene anche grazie alla professionalità dell’equipaggio a bordo e quella del capitano, al quale avrei voluto complimentarmi personalmente, ma parlando con un suo collaboratore mi ha riferito che, “per il momento non vuole ricevere neanche i suoi collaboratori”».