Torna a casa l’ultima paziente Covid 

Il primario Grimaldi: in ospedale non ci sono più ricoverati nel nostro reparto. Se dovesse tornare in autunno saremo pronti

L’AQUILA. Verrà dimesso oggi l’ultimo paziente Covid dall’ospedale San Salvatore dell’Aquila.
Si tratta di una donna, che è rimasta ricoverata per circa quindici giorni nel reparto di Malattie infettive, diretto dal dottor Alessandro Grimaldi (nella foto).
NIENTE PIU’ PAZIENTI. Non ci sono più pazienti Covid, dunque, dopo oltre quattro mesi, da quel 26 febbraio scorso, quando è stata ricoverata la prima paziente, una giovane dottoressa, ricercatrice, di Bergamo, che aveva contratto il virus nel Nord Italia e poi era venuta all’Aquila per sostenere esami di abilitazione. Il primo caso che è stato anche risolto brillantemente, con la completa guarigione della paziente dopo circa tre settimane.
SUBITO PRONTI. «Abbiamo affrontato la situazione in modo eccellente, eravamo già preparati a eventualità del genere, con 22 posti letto, e avevamo un percorso che ci ha permesso di intervenire con una terapia mirata per ognuno dei pazienti», afferma il direttore del reparto Grimaldi. «Marzo e aprile sono stati i mesi clou, mentre dai primi di maggio non ci sono più stati ricoveri per Covid. La maggior parte dei pazienti è entrata con la polmonite, ma abbiamo avuto una bassissima mortalità, tra le più basse d’Italia, il 4,1%, mentre i ricoveri in terapia intensiva sono stati soltanto il 5,5%, parlo dei pazienti trasferiti dal nostro reparto. Nella tabella», aggiunge il dottor Grimaldi, «riportiamo alcune voci molto importanti, a cominciare dalla Comorbidità, ovvero i fattori di rischio che hanno aggravato alcune situazioni nei pazienti colpiti dal virus».
STUDIO POST-COVID. L’Unità operativa complessa di Malattie infettive sta eseguendo ora uno studio sui pazienti che hanno un residuato di difficoltà respiratorie, ovvero una fibrosi post-Covid dopo la guarigione. «A questo proposito», sottolinea il direttore dell’Uoc, Grimaldi, «abbiamo aperto un ambulatorio dove ogni venerdì richiamiamo i pazienti guariti per controllare la loro funzionalità respiratoria. E con questa indagine stiamo preparando uno studio, come reparto, sulla fibrosi post-Covid, che verrà pubblicato su una rivista medica internazionale».
LE CURE. Ma come sono stati curati i pazienti? «Abbiamo utilizzato tutti i farmaci più importanti a disposizione, come gli antivirali, i corticosteroidi, l’eparina, l’idrossiclorochina, gli antibiotici», sottolinea il dottor Grimaldi». Che poi parla anche del futuro, dall’alto della sua esperienza, perché c’è molta paura che il virus possa tornare riprendere quota in autunno.
E IN AUTUNNO? «Nessuno sa se il virus riprenderà vigore in autunno. Ci auguriamo naturalmente di no, ma se così fosse si potrà intervenire subito sui casi sospetti, con i tamponi e le diagnosi, in modo da isolare subito i casi. Ora abbiamo i mezzi, le conoscenze e le capacità per poterlo fare. La Spagnola, che ha colpito 100 anni fa, oggi non avrebbe fatto tutti quei morti, perché ci sono le terapie e le tecnologie per contenere i danni».
Fino alla fine di maggio, quando cioè non ci sono stati più ricoveri per Covid, nei tre mesi di sviluppo del virus nel reparto di Malattie infettive del San Salvatore ci sono stati 105 casi sospetti, di questi 75 quelli accertati di pazienti affetti da coronavirus, di cui il 65% uomini. L’età media delle persone colpite, tra i 75 casi, è stata di 60 anni, mentre i decessi sono stati 3 e i trasferimenti in terapia intensiva 4.
La durata media di ogni ricovero è stata di 12 giorni.
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