Traffico internazionale di armi, un arresto a Sulmona

Inchiesta della Dda di Napoli sulla vendita di elicotteri, fucili e missili nei paesi soggetti a embargo quali Iran e Libia: nei guai tre italiani e un libico. Tra gli arrestati Andrea Pardi, amministratore della Società italiana elicotteri

L'AQUILA. Anche l'Abruzzo coinvolto nell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sul traffico internazionale di armi. Questa mattina il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Venezia, su ordine della Dda di Napoli, ha eseguito quattro arresti nelle province di Roma, Napoli, Salerno e L'Aquila (precisamente a Sulmona) di persone indiziate di traffico internazionale di armi e di materiale "dual use" di produzione straniera. Si tratta di tre italiani e un libico accusati di aver introdotto, tra il 2011 e il 2015, in paesi soggetti ad embargo, quali Iran e Libia, in mancanza delle necessarie autorizzazioni ministeriali, elicotteri, fucili di assalto e missili terra aria.

Tra le forniture non andate in porto quella costituita di 13.950 fucili d'assalto M14, oltre a una eliambulanza convertibile ad uso militare, elicotteri di assalto sovietici MI-17, tre elicotteri Mangusta A129 e missili di vario genere: una fornitura non andata in porto per «cause indipendenti dalla loro volontà» destinate al governo provvisorio libico nel marzo 2015. È quanto emerge dai capi di imputazione contestati nell'ambito dell'inchiesta sul traffico di armi condotta dalla Dda di Napoli. Tale accusa è contestata a Mario Di Leva, detto Jaafar dopo la conversione all'Islam, alla moglie Annamaria Fontana e al sulmonese Andrea Pardi, amministratore delegato della Società Italiana Elicotteri, tutti destinatari del provvedimento di fermo. Il secondo capo di imputazione riguarda la fornitura di armamenti di produzione sovietica, tra cui missili anticarro e terra-aria: reato contestato alla coppia di coniugi e al libico Mohamud Alì Shaswish, latitante. L'esportazione in Iran di pezzi di ricambio di elicotteri per la somma di 757.500 euro, attraverso una società panamense: è un'altra accusa contestata ai coniugi. Nella vicenda risulta indagato anche il figlio, Luca Di Leva, che avrebbe messo a disposizione un conto corrente sul quale fu versato una acconto di 100 mila euro (episodio risalente al 2011). Trattative commerciali per l'introduzione in Iran di materiali per la produzione di munizioni. È l'ultimo capo di imputazione contenuto nel decreto di fermo della Dda di Napoli. Anche in questo caso l'affare non sarebbe andato in porto per «cause indipendenti» dalla volontà degli indagati. Gli inquirenti sottolineano che sia la Libia sia l'Iran sono Stati sottoposti a embargo internazionale su decisione del Consiglio dell'Unione Europea. L'abruzzese Andrea Pardi, 51 anni, amministratore della Sie, è stato arrestato su richiesta dei pm Catello Maresca e Luigi Giordano.

Annamaria Fontana, la donna fermata insieme con il marito Mario Di Leva a San Giorgio a Cremano (Napoli) nell'ambito dell'indagine su un traffico di armi, ha ricoperto negli anni scorsi diversi incarichi politici al Comune di San Giorgio a Cremano (Napoli). Dal settembre 1976 al maggio 1981 è stata consigliera comunale nel Pci. Da giugno 1981 a giugno 1984 consigliera comunale nel Psdi. E ancora, da giugno 1985 ad aprile 1990 ancora nel Psdi e da luglio 1990 a luglio 1993, sempre, nel Psdi. La Fontana ha ricoperto il ruolo di assessore al Personale a San Giorgio a Cremano negli anni 1991-92.