Truffa, i laureati: né tutor né lavoro

31 Luglio 2011

I corsisti: alle lezioni nessuna figura di sostegno. Spuntano falsi verbali

L'AQUILA. «In aula c'eravamo solo noi e i docenti. Non si è visto nessun tutor». Eppure sui registri le firme c'erano. Così parlano, di fronte ai finanzieri, alcuni dei 50 laureandi in Ingegneria ed Economia e commercio inseriti nel progetto Giovani innovazione del Parco scientifico e tecnologico. Un progetto per il quale 39 persone sono finite (un anno fa) sul registro degli indagati con accuse, a vario titolo, che vanno dalla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche alla malversazione al falso in scrittura privata alla sostituzione di persona. Un'indagine avviata nel 2007, con l'acquisizione dei primi documenti da parte delle Fiamme gialle, che si sono concentrate sull'arco temporale compreso tra il 2002 e il 2008, e culminata, l'11 luglio scorso, in un decreto di sequestro preventivo a carico di 5 indagati. Trecentomila euro di beni mobili e immobili.

LA TRUFFA. I laureandi, secondo la tesi dell'accusa, avrebbero dovuto ricevere borse di studio e stage per i quali erano stati predisposti fondi da parte del ministero del Lavoro e delle politiche sociali attraverso la Regione. Ma grazie a un progetto esecutivo diverso rispetto a quello originario, l'85 per cento di quegli stanziamenti sarebbe finito dritto nelle casse delle imprese private che partecipavano al progetto. Soldi impiegati per acquistare computer «poi distratti a fini familiari», ma anche «giornali quotidiani, a fini personali», oltre a «servizi di interpretariato» e «spese di pubblicità di una gara di drifting, pesca sportiva d'altura» e per il «noleggio di autovetture». Ma anche per assegnare lavori a 31 professionisti e propri dipendenti, con la formula del contratto a progetto e della lettera d'incarico riguardanti attività di tutoraggio, consulenza, costi di organizzazione e segreteria «mai effettuati». Inoltre, alcuni indagati sono accusati di aver predisposto «costosissime dispense in realtà facilmente reperibili su Internet». «Naturalmente», sostengono i finanzieri, «al termine del progetto per i laureati non si concretizzava alcuna assunzione».

«NIENTE TUTOR». «Mai visto quel tutor», «No, non lo conosco», si legge nella documentazione acquisita dai finanzieri, i quali, attraverso i racconti dei giovani corsisti, ipotizzano l'avvenuta falsificazione di verbali e registri attraverso finte attestazioni di partecipazione, da parte di alcuni professionisti incaricati dal Parco, alle attività di tutoraggio regolarmente retribuite in quanto previste da contratti a progetto. Prestazioni di lavoro simulate.

«BUIO ASSOLUTO».Uno dei corsisti scrive ai colleghi: «Ciao colleghi di sventura che hanno il signor...come tutor. Anche a me, come a voi, ha telefonato a dicembre, richiesto la relazione via mail e poi...buio assoluto! Non ci siamo ancora incontrati. Proprio non capisco quale aiuto dovrebbe o potrebbe darci...boh...in compenso ho capito che lavoro voglio fare da grande: il tutor dei corsi di formazione...».

CHI SONO. Gli indagati principali, a carico dei quali è stato emesso il decreto di sequestro preventivo, sono Emidio Antonio Tenaglia, 63 anni, nato a Orsogna e residente a Pescara, ritenuto dalla Finanza l'artefice del mega-raggiro; Daniele Masoni, 50 anni, l'ingegnere nato a Taranto e residente all'Aquila; l'imprenditore pescarese Luigi Saquella, 71 anni; Ciro Nardinocchi, 41 anni, nato a Pescara e residente a Spoltore; Corrado Troiano, 47 anni, nato a Pescara e residente a San Giovanni Teatino. Gli altri personaggi noti sono l'economista Nicola Mattoscio, 61 anni, nato a Gessopalena e residente a Pescara, docente universitario e presidente della Fondazione Pescarabruzzo; Carmine D'Andreamatteo, 52 anni, nato in Belgio e residente a Montesilvano, dov'è stato sindaco; Benigno D'Orazio (nella foto), 49 anni, lancianese residente a Pineto, avvocato, ex consigliere regionale ed ex presidente della squadra di volley della città dove risiede e oggi presidente dell'area protetta Torre di Cerrano.

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