Venosa, disabili picchiati: indagato un sacerdote marsicano

Orrore nell’istituto della Basilicata diretto da padre Angelo Cipollone: omesso controllo. Sono 15 le misure cautelari

AVEZZANO. È accusato di condotta omissiva riguardo a presunti casi di maltrattamento che coinvolgono una struttura per disabili di cui è responsabile. Si tratta di padre Angelo Cipollone, 74 anni, originario di Cese, frazione di Avezzano (L'Aquila), direttore dell’Istituto medico psicopedagogico “Ada Ceschin Pilone”, centro di riabilitazione di Venosa, in Basilicata. Un’indagine dei carabinieri del Nas ha portato a provvedimenti cautelari per concorso in maltrattamenti, falsità ideologica e omissione di atti d’ufficio nei confronti di 15 persone nell’ambito dell’operazione “Riabilitazione invisibile”.
Disposti arresti domiciliari per otto persone, tra educatori e assistenti disabili, dipendenti dell’Istituto riabilitativo dei padri Trinitari. Le misure cautelari richieste dalla procura della Repubblica di Potenza sono state disposte dal gip del capoluogo lucano Michela Tiziana Petrocelli ed eseguite dai carabinieri del Nas. Per il sacerdote marsicano, il divieto di dimora a Venosa e Bernalda (Matera) è stato emesso a causa di «una condotta omissiva» rispetto a «una serie continua di maltrattamenti» che avvenivano anche negli spazi condivisi. Dovrà tornare ad Avezzano, come disposto dal gip Petrocelli.
Secondo gli investigatori, nell’Istituto c’era la «totale assenza di attività ludico-ricreative-riabilitative con completo disinteresse da parte del personale dipendente», limitandosi «a una mera guardiania». Secondo l’accusa, in qualità di direttore della struttura, ha «omesso consapevolmente di vigilare sul corretto esercizio delle responsabilità attribuite al responsabile sanitario» e ha deliberatamente destinato alle mansioni di assistenti disabili persone che, sempre secondo la tesi accusatoria, non avevano le professionalità necessarie secondo il ministero della Salute. Alcuni infatti erano assistenti pur avendo solo la licenza di scuola media inferiore, un altro la maturità tecnica per ragionieri, un altro la maturità scientifica e l’ultimo una laurea in Economia e commercio. Tutti dipendevano dal sacerdote marsicano e da lui erano stati assunti con la qualifica professionale A3, ma «senza alcuna formazione professionale». In sostanza per la Procura «non avevano alcuna specifica competenza e formazione sia formale che sostanziale e la totale carenza di predisposizione umanitaria all’assistenza di pazienti diversamente abili». È stata riscontrata, inoltre, assenza assoluta di controllo, vigilanza e supervisione del loro operato anche da parte del loro datore di lavoro. Le violenze, per l’accusa, consistevano in calci, pugni, schiaffi e trascinamenti a terra, anche per spostare i pazienti dal corridoio alle stanze. Mentre dall’esame di 22 cartelle cliniche sottoposte a sequestro, gli investigatori hanno riscontrato che il trasferimento al pronto soccorso di alcuni pazienti, per ferite e traumi cranici, non erano stati riportati.
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