Webcam in casa, scatta la perizia sui dispositivi: ai raggi X telefoni, pc e schede

2 Novembre 2025

L’esperto comincerà l’analisi il 5 novembre: ci vorranno mesi per chiudere il lavoro. Accertamenti sugli altri immobili nella disponibilità del 56enne. Affitti “brevi” per gestire le telecamere

L’AQUILA. La “data X” è quella del 5 novembre: mercoledì, infatti, il perito informatico nominato dalla Procura dell’Aquila, Fabio Biasini, comincerà l’esame dell’enorme quantità dispositivi sequestrati a G.G., il 56enne aquilano indagato per interferenze illecite nella vita privata, con l’accusa di aver sistemato microcamere nascoste all’interno degli appartamenti concessi in affitto a studenti, allievi della scuola della Guardia di Finanza, sportivi, persino a una coppia di medici e anche a musicisti. Dispositivi minuscoli, mimetizzati tra la normalità domestica. Che potrebbero essere stati usati per vedere immagini, archiviarle o addirittura diffonderle: la palla passa al perito. Con un quadro che è in costante evoluzione e tutto da definire: le denunce “piovono” giornalmente, perché si sentono colpiti sia gli attuali inquilini, ma anche tutti coloro che sono stati in quelle case nel passato e anche chi vive in altre abitazioni di proprietà dell’uomo. Anche per questo aspetto, infatti, sono in corso gli accertamenti della squadra volante della Polizia, agli ordini della dirigente Benedetta Mariani e sotto il coordinamento del procuratore Alberto Sgambati e del sostituto Andrea Papalia.

I controlli hanno riguardato e riguarderanno alcuni altri immobili nella disponibilità dell’uomo o della sua famiglia. Fino ad ora, infatti, i casi principali sono riferibili a un condominio in zona ovest, dodici appartamenti nei quali sono stati rinvenuti i dispositivi all’interno di bagni e anche camere da letto. Il riserbo degli inquirenti è strettissimo, ma nei giorni scorsi sarebbe stato ispezionato un ulteriore edificio, stavolta in zona est, ma in questo caso non sarebbe saltato fuori nulla di anomalo. Centrale, come si diceva all’inizio, sarà allora il lavoro tecnico sugli apparati. È assai probabile che il perito, Fabio Biasini, utilizzi tutti e novanta giorni inizialmente previsti, al netto di possibili ulteriori proroghe. Si parla di decine di device (un iPad, un iPad Air, due Macbook, tre iPhone, sei telecamere con schede Sd, due microcamere anche queste dotate di scheda, una webcam e una scatola contenente diverse pendrive) che dovranno essere analizzati scrupolosamente per capire quale utilizzo l’uomo facesse delle immagini.

Con tre scenari possibili: la sola visione “live” dall’interno degli appartamenti; l’archiviazione su schede di memoria o altri supporti esterni; la diffusione a terzi o sulla Rete. Quest’ultimo è sicuramente il peggiore: comporterebbe un’ipotesi accusatoria più grave, cioè dall’interferenza illecita nelle vita privata si arriverebbe alla diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. È per queste ragioni che il lavoro degli inquirenti in queste ore è silenzioso e certosino. Mira a capire anche il modus operandi del 56enne. A una prima lettura della situazione, sembra che prediligesse “adescare” allievi della Guardia di Finanza o studenti perché più soggetti a stipulare contratti brevi.

In questo modo il 56enne avrebbe avuto la possibilità di accedere periodicamente nelle abitazioni per “gestire” gli apparati. E magari aggiornarli, se è vero che nell’ambito del materiale sequestrato ci sono anche microcamere più moderne. Tutto veniva controllato tramite un’app dal cellulare. L’avvocato dell’uomo, Roberto De Cesaris, preferisce in questa fase non rilasciare dichiarazioni. Ha fatto sapere solo che il suo assistito è ovviamente sotto choc, ma collaborativo. E che il denaro che gli è stato trovato nell’auto, circa 80 mila euro in contanti, non sarebbe collegato all’indagine. Quanto al 56enne, si cela dietro all’apparente normalità della sua attività lavorativa, mai interrotta. «Sono un voyeur, ho sbagliato, ho colpa» ha detto agli agenti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA