Argentina ’78, il Mondiale insanguinato

9 Luglio 2018

“Una generazione scomparsa” il film (e libro) di Biacchessi sul dramma dei desaparecidos il 18 luglio al Premio Marciano

Un Mondiale di calcio non è solo l’esaltazione del gioco più popolare. E’ un business al quale viene abbinato un messaggio. Quello di Russia 2018 è chiaro: il presidente Putin vuole promuovere una nuova immagine del Paese. Di efficienza in primis. Stadi pieni e colorati, organizzazione e controllo dell’ordine pubblico, nascondendo altri problemi, ad esempio diritti civili e democrazia. «Qualcuno dovrebbe spiegarci come e perché è morta Anna Politkovskaja, la giornalista russa, conosciuta per il suo impegno sul fronte dei diritti umani, per i suoi reportage dalla Cecenia e per la sua opposizione al presidente Vladimir Putin», osserva Daniele Biacchessi, 61 anni, giornalista di Radio24 e scrittore, autore del libro “Una generazione scomparsa, i mondiali di calcio in Argentina del 1978”, dal quale è stato realizzato un film con le illustrazioni LDP di Giulio Peranzoni. Un film che sarà proiettato a Ripa Teatina il prossimo 18 luglio nell’ambito della settimana del premio Rocky Marciano. Nel libro e nel film Daniele Biacchessi racconta quello che non è stato visto nel 1978, in Argentina: il dramma dei desaparecidos, una carneficina consumata dalla dittatura militare capeggiata dal generale Videla.
Come nasce l’idea?
«Dal fatto che ci sono molte cose da chiarire sul conto di 30mila persone di cui si sono perse misteriosamente le tracce, molte delle quali con il doppio passaporto, italiano e argentino», risponde Biacchessi. «Ci sono stati diversi processi, anche in epoca più o meno recente, che hanno condannato alcuni dei responsabili dell’olocausto organizzato dai generali argentini».
Sì, perché i Mondiali del 1978 arrivano in un particolare momento storico.
«Quando da pochi anni i militari hanno preso il comando del Paese e quando la dittatura dei generali comincia a scricchiolare, tanto che in buona parte del mondo cominciano a circolare i rapporti di Amnesty International sulla negazione dei diritti umani e varie organizzazioni cominciano a interrogarsi sulle tante persone sparite».
Ecco quindi i Mondiali di calcio.
«Il potere», argomenta il giornalista di Radio24, «ha bisogno di uno strumento di distrazione di massa come il calcio. Vengono spesi per Argentina 1978 circa 500 milioni di dollari, dieci volte quanto la Spagna investirà quattro anni dopo per organizzare la stessa manifestazione. Un’affermazione di potere spaventosa. L’Argentina vince i mondiali, la gente scende in piazza a festeggiare, mentre i dissidenti scompaiono e muoiono dopo le torture. Nella stessa manifestazione ci sono almeno un paio di scandali che passano sotto traccia: il 6-0 al Perù, necessario all’Argentina per qualificarsi, e la direzione di gara casalinga del compianto Sergio Gonella nella finale vinta contro l’Olanda. A distanza di anni è stato acclarato che la partita con il Perù è stata comprata. E rivedendo le immagini della finale certe decisioni dell’arbitro sono incomprensibili, visto che ha permesso una quantità di cose ancora inspiegabili».
Nel film che sarà proiettato a Ripa Teatina che cosa vedremo?
«Si parte dal libro che racconta tante storie. Il film, come tale, ha bisogno di narrazione, musica ed è infarcita di immagini di archivio. La base che regge il film è il lavoro di Peranzoni con una narrazione come se fosse dal vivo. Un nuovo campo cinematografico con dei linguaggi che appartengono di più alle nuove generazioni. E’ stato già proiettato 150 volte in Italia e all’estero».
Il calcio e il dramma dei desaparecidos.
«Nella notte della finale allo stadio Monumental, a soli trecento metri, in Avenida del Libertador 8151, c’erano gli aguzzini dell’Escuela de Mecanica de la Armada, l’Esma, uno dei centri di tortura del regime. Per una sera almeno, dai cieli dell’Argentina, sono caduti solo coriandoli e festoni, e non corpi di donne e uomini lanciati dagli aerei verso le acque nere dell’oceano. Il giorno dopo sono tornati puntuali i voli della morte».
All’estero filtrava poco o niente.
«Tra tutti i giornalisti che sono andati in Argentina l’unico che ha fatto domande in pubblico è stato Gianni Minà. Non a caso è stato indicato come un indesiderato da Videla. Tra gli altri nessuno ha notato niente. E’ un qualcosa di molto grave che mette i giornalisti sportivi davanti a uno specchio».
Il ruolo dell’Italia?
«La presenza di Licio Gelli e della loggia massonica in tutto il centro e sud America era palpabile e incisiva. Non a caso Gelli era allo stadio nella notte della finale. Il suo ruolo era profondo ben prima dei Mondiali di Argentina: sviluppava business con i dittatori».
Ogni mondiale nasconde qualcosa?
«Ogni mondiale ha un retroscena», conclude Biacchessi, «chi ha passione non vede o non vuole vedere. Ci sono interessi economici e politici, come nel caso della Russia. E’ evidente che Putin sta giocando la carta dell’affermazione del potere attraverso l’immagine che trasmette lo sport che è uno strumento utilizzato nel corso del tempo anche da Mussolini e Hitler».
@roccocoletti1. ©RIPRODUZIONE RISERVATA