Massimo Del Bianco, direttore di Attiva

Pescara, il direttore di Attiva indagato per truffa

Sott’accusa dopo la denuncia di un dipendente che l’ha registrato: chiedevo un prestito e mi hanno fatto licenziare

PESCARA. La proposta dell’azienda gli era sembrata talmente vantaggiosa che il dipendente, per cautelarsi, ha registrato quello che gli veniva promesso. E cioè: di fronte alla sua richiesta di un prestito, da restituire con decurtazioni mensili sulla retribuzione, Massimo Del Bianco e Pierluigi Montebello, rispettivamente direttore e responsabile del personale di Attiva, gli avrebbero indicato la strada per ottenere quel denaro: mettiti in malattia senza giustificare l’assenza. Noi ti licenziamo per giusta causa; tu impugni il licenziamento e, tramite conciliazione, otterrai quei 6.500 euro. Poi ti riassumiamo.

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Sarebbe questo, secondo l’accusa, il perimetro in cui si sarebbe consumato il reato di truffa contestato a Del Bianco e a Montebello per una vicenda che risale alla fine del 2014 e che lo stesso dipendente ha denunciato. Perché dopo essersi fatto licenziare, l’operatore ecologico ha avuto sì i 6.500 euro, ma si è ritrovato senza lavoro e senza gran parte del Tfr che nel caso gli sarebbe spettato, pari a quasi 19mila euro. Stando alla sua denuncia, infatti, quando è andato per farsi riassumere, si sarebbe trovato spalle al muro: niente da fare. A quel punto ha tirato fuori la registrazione del precedente impegno verbale da parte dei vertici aziendali. E, pronto a finire anche lui indagato per truffa, visto che comunque i 6.500 euro li aveva presi rendendosi partecipe del presunto raggiro, si è rivolto a un avvocato. E li ha denunciati. Del Bianco e Montebello sono finiti così sul registro degli indagati con l’accusa di truffa. E quando il pm Silvia Santoro ha fatto richiesta di archiviazione è arrivata l’opposizione dell’avvocato Valerio Argentieri che il gip Nicola Colantonio ha accolto. Ordinando, inoltre, la restituzione degli atti al pm e disponendo la riformulazione dell’imputazione nei confronti di Del Bianco e di Montebello. E l’iscrizione, per truffa ai danni dello Stato in concorso, anche del dipendente. Decisive, secondo il gip, oltre alle dichiarazioni rese dal dipendente, «le risultanze documentali e, in particolari i colloqui intercettati e trascritti (mezzo di prova che riscontra incontestabilmente le accuse formulate)». Motivando così le sue conclusioni: «Preso atto che Del Bianco e Montebello, anche nella gestione del personale di una società a partecipazione pubblica, ente che esercita un pubblico servizio per la cittadinanza, e nella determinazione di procedure che determinano esborsi economici, possono essere considerati pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio», «e verificato che la procedura disciplinare fittizia azionata dagli indagati andava a garantire al privato la possibilità di incassare in danno di ente a partecipazione pubblica una somma di denaro ingiusta», ordina l’imputazione coatta degli indagati. La palla adesso passa al pm.

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