ABRUZZO

A Pasqua aumentano le vendite, ma crolla il consumo di agnello

Con i ristoranti chiusi cresce la voglia di cimentarsi in cucina con i piatti della tradizione. Coldiretti: consumi maggiori di farina, latte, lievito e uova

PESCARA. Aumentano i consumi nella settimana santa, ma si riduce drasticamente il giro d’affari intorno al settore agroalimentare, quasi dimezzato rispetto alla Pasqua 2020. È questo il quadro che emerge dall’analisi fatta da Coldiretti ma anche dagli allevatori locali, influenzato sia dal perdurare della crisi economico-sanitaria, ma anche dalla chiusura di ristoranti e agriturismi.

«Le vendite dei prodotti alimentari sono aumentate del 15-20 per cento in questa settimana», dice Giuseppe Scorrano, presidente dell’associazione Agrimercato d’Abruzzo e delegato di Coldiretti giovani. Il confronto che lui fa è quello con le settimane precedenti, dove inevitabilmente incide l’aumento della spesa in vista della Pasqua: «La situazione che stiamo vivendo ha prodotto anche una modifica del paniere: all’interno ora ci troviamo prodotti di prima necessità come farina, latte, lievito, pane e soprattutto uova». Scorrano infatti si concentra proprio su quest’ultimo: «L’uovo è senza dubbio l’elemento principe per tutti i prodotti della tradizione, dolci e salati. Con ristoranti e agriturismi chiusi, le famiglie sono obbligate e passare le feste in casa e allora ci si sbizzarrisce ai fornelli. Dai dolci come colomba e cavallo, passando per i fiadoni, agnello cacio e ove e la pasta fatta in casa, l’uovo è veramente quell’ingrediente imprescindibile. Devo dire che stiamo assistendo a una vendita molto importante».
Meno entusiasmo intorno al consumo di un altro caposaldo della tavola pasquale, l’agnello: «Purtroppo bisogna fare i conti con la concorrenza sleale fatta dalla carne importata dall’estero, che spesso senza origine e senza indicazione
la si trova anche a 7-8 euro in meno al chilo. Noi puntiamo sull’origine e sul made in Italy: nei nostri mercati si trovano solo prodotti nostrani e certificati». In difficoltà anche la vendita di vino e olio «proprio per la chiusura di ristoranti e agriturismi, che soprattutto in questo periodo andrebbero per la maggiore», prosegue Scorrano. «Più in generale, la sofferenza la si nota su tutti quei prodotti che non hanno l’origine obbligatoria».
Meno entusiasmo nelle parole di Pietropaolo Martinelli, presidente regionale degli allevatori e consigliere Coldiretti:
«Non è una bella Pasqua», dice senza troppi giri di parole. «Ho intrapreso quest’attività nel 2002 e posso dire che una crisi come quella attuale non l’ho mai vista». Allora la spiega nei numeri: «Se nella Pasqua 2020 la flessione rispetto all’anno precedente si era mantenuta al 20 per cento, questa volta il confronto con dodici mesi fa segna un impietoso meno 50 per cento». Martinelli ne spiega anche i motivi: «Un anno fa eravamo all’inizio della crisi, c’era più fiducia e anche voglia di normalità. Adesso invece la disoccupazione aumenta, i risparmi iniziano a esaurirsi e tra la gente c’è paura di spendere». Ma non solo: «L’agnello nostrano viaggia sui 15 euro al chilo, se comprato intero o a metà. Quello d’importazione lo si può trovare addirittura a 6 euro. Anche questo è un fattore che evidentemente contribuisce negativamente a un quadro già precario».
E non va meglio al settore caseario: «Anche qui notiamo una forte riduzione, quantificabile in un meno 30 per cento.
I motivi sono simili a quelli già esposti: in questo caso direi che la flessione dipende quasi esclusivamente dallo stop della ristorazione». Martinelli però prova ad andare oltre nelle ragioni che hanno determinato la crisi: «L’intero settore zootecnico è condizionato da anni di politiche errate che hanno deprezzato i prodotti degli allevatori», analizza. «Basti pensare che un litro di latte vaccino viene comprato all’origine a 37 centesimi, per poi finire sul bancone a 1,20 euro. Discorso simile per l’agnello, acquistato a cifre comprese tra i 2,80 e i 4 euro al chilo e rivenduto a 15 euro. È chiaro che questa forbice non può far bene al nostro settore».