A Rancitelli il campetto del riscatto

28 Settembre 2025

L’inaugurazione oggi alla parrocchia di don Max: «Sostituiamo il male con il bene. Ci siamo dati un obiettivo: cercare di riavvicinare famiglie e bambini al quartiere, questo è il primo passo»

PESCARA. «Qui non serviva solo un campo. Serviva un motivo per credere che qualcosa può cambiare. Dobbiamo riavvicinare le persone a Rancitelli». Don Massimiliano De Luca, sacerdote della parrocchia dei Santi Angeli Custodi del quartiere Rancitelli, non si è limitato a predicare dal pulpito.

In una delle zone più difficili della città, ha messo insieme donazioni e fatica, e con l’aiuto del consigliere regionale De Renzis ha regalato ai ragazzi un campetto da calcio. Un piccolo miracolo quotidiano che parla di sport, comunità e riscatto. «Sono contento», racconta don Massimiliano, «finalmente il progetto è finito e il campetto è pronto. Questo è il primo passo verso un obiettivo importante: riportare la gente ad abitare questo quartiere. Lo spaccio e la criminalità vanno combattute così».

E allora oggi, subito dopo la messa, verrà inaugurato il nuovo campo da calcio della parrocchia aperto a tutti: dai grandi ai piccoli, maschi e femmine. «Ho voluto mettere a tutti costi anche una rete da pallavolo per dare la possibilità anche alle ragazze di frequentare questo ambiente». Ma oltre lo sport c’è una visione più ampia, quella della rinascita e della speranza. Per don Max, così è chiamato in modo affettuoso da chi frequenta la sua parrocchia, il vero problema del quartiere è quello dell’abitabilità e il campetto è solo un altro strumento per combatterlo: «Questo spazio», prosegue, «l’ho creato per cercare di riportare le famiglie a Rancitelli perché qui non c’è più niente se non spaccio e malavita. Dobbiamo riportare la gente a vivere il quartiere, aprire uffici, attività commerciali. Solo così Rancitelli può tornare a vivere di giorno anzi che di notte come succede ora». Creare spazi di condivisione sembra l’unico modo di arginare le scelte di una politica che spesso, dice il parroco, opera in maniera superficiale. «La politica dice che dobbiamo riportare abitabilità, ma questo termine cosa significa per loro? Abbattere i palazzi e sostituirli con niente. Così non si risolve nulla. Il male va sostituito con il bene».

Ma don Max non si ferma e oltre al campo ha il desiderio un giorno di creare una squadra di calcio ufficiale della parrocchia: «Mi piacerebbe molto fare una squadra di calcio con il nome della parrocchia. È il modo per far andare avanti il campetto e non abbandonarlo al degrado o a un altro luogo di spaccio, perché qui è questo che succede. Se penso ai parchi che ci stavano prima, oggi li vedo tutti abbandonati e fatiscenti. Le associazioni o i politici vengono qui, aprono i parchi, si fanno vedere e poi spariscono. Per far vivere e frequentare questi posti non bisogna lasciarli a sé stessi ma stargli vicino e soprattutto seguire i bambini, invogliarli a frequentare luoghi sani».

La scelta coraggiosa del parroco è solo l’ennesimo atto di vicinanza alla città e a un quartiere, Rancitelli, che anche dopo l’abbattimento del Ferro di cavallo, roccaforte della criminalità, sembra non rispondere all’eventuale ripresa che ci si era immaginati per il futuro.

Per chi però, come don Max, non molla la battaglia, il fuoco della speranza arde ancora dentro il cuore: «In nove anni che sono qua, ho visto la mia parrocchia scendere da 10mila a 3 mila fedeli. La droga e gli spacciatori hanno fatto scappare tante persone, le case sono vuote e la gente preferisce abitare altrove, ma noi», conclude il parroco, «non molliamo. Continuiamo a combattere».

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